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Comunicazione Filosofica n. 7

 

I NUOVI CURRICOLI DI FILOSOFIA NELLA SCUOLA RIFORMATA: LA PROPOSTA DELLA SFI

 

Nel maggio 1999 il Ministro della Pubblica Istruzione, on. Luigi Berlinguer, ha nominato con suo decreto un “Gruppo di lavoro costituito da esperti, docenti universitari e scolastici”, con il compito di fornire entro il 31 dicembre dello stesso anno “un rapporto programmatorio sull’insegnamento della filosofia”. Il gruppo era originariamente costituito dal dott. Antonio Augenti, con funzioni di presidente, dall’ispettrice Anna Sgherri Costantini, con funzioni di coordinatrice per gli aspetti tecnico-operativi, dai proff. Enrico Berti (Università di Padova), Remo Bodei (Università di Pisa), Demetrio Neri (Università di Messina), Giovanni Reale (Università Cattolica di Milano), Salvatore Veca (Università di Milano), Mario Vegetti (Università di Pavia), Rosanna Ansani (Liceo “Ariosto” di Ferrara), Fabio Minazzi (Liceo “Ferraris” di Varese), Graziella Morselli (Liceo “Albertelli” di Roma), e da un rappresentante per ciascuna Direzione generale competente per la Scuola secondaria superiore.

In alcune riunioni, svoltesi tra il luglio e il dicembre 1999, il Gruppo ha messo a punto il documento che riportiamo sotto, il quale si commenta da sé. Poiché al termine del documento il Gruppo ha manifestato la sua disponibilità a fungere da Osservatorio sulle iniziative che il Ministero vorrà prendere, sia come elaborazione di nuovi percorsi di filosofia da sottoporre a sperimentazione, sia attraverso la collaborazione con le Università in vista della formazione dei nuovi docenti, sia attraverso incontri con rappresentanti di altri paesi europei per confrontare le rispettive esperienze, il Ministro, con un nuovo decreto in data 8 febbraio 2000, ha confermato il Gruppo per tutto il corrente anno, integrandolo con la partecipazione del prof. Lucio Guasti (Università Cattolica di Milano).

Nella premessa a questo secondo decreto il Ministro dichiara che il documento consegnato dal Gruppo di lavoro “contiene utili riflessioni sulla possibile introduzione della filosofia nel biennio di orientamento della scuola dell’obbligo” e perciò gli affida il compito di avviare “iniziative di studio, di ricerca e di confronto, anche europeo, sulle prospettive dell’introduzione dell’insegnamento filosofico nella scuola dell’obbligo”. Risulta evidente, da queste parole, quale sia l’intenzione del Ministro, del resto più volte manifestata dal medesimo, sia in occasione di due suoi interventi ai lavori del Gruppo, sia nel corso del Convegno nazionale organizzato dalla Società Filosofica italiana a Firenze nel novembre 1999.


Commissione di studio sul tema:

L’ insegnamento della filosofia nella scuola del 2000

 

Documento di sintesi

Nel momento in cui si riflette sull’opportunità di inserire l’insegnamento della filosofia nella scuola del 2000 e, in particolare, si valuta la possibile efficacia di tale insegnamento entro la scuola dell’obbligo, appare necessario porsi preliminarmente una domanda decisiva che colloca la questione sul piano più direttamente culturale, teorico e civile: perché la filosofia deve essere insegnata a tutti i giovani?

In altre parole:

- perché si dovrebbe inserire l’insegnamento della filosofia tra le materie che dovranno costituire il patrimonio essenziale, comune ed indispensabile di ogni cittadino?

- quale potrebbe e dovrebbe essere l’apporto che la filosofia arreca alla formazione di base di ogni studente?

Queste domande indicano due ordini di problemi - quello della possibilità e quello della doverosità civile e culturale dell’insegnamento della filosofia per tutti - che finiscono con assumere curvature diverse a seconda della differente concezione che può essere assunta a proposito delta stessa riflessione filosofica.

La Commissione ritiene che tutti i giovani abbiano diritto di fare esperienza, nel modo assistito e guidato, che solo la scuola può garantire, di cosa significhi affrontare in maniera razionale, cioè non soltanto emotiva e fondata su credenze, un problema di carattere generale, che non può essere esaurito nell’ambito di discipline scientifiche particolare. Tali sono, ad esempio, le questioni di senso e di valore che attengono al comportamento (che cosa è bene o male, giusto o ingiusto, lecito o illecito) o le cosiddette questioni di verità che riguardano la conoscenza (che cosa significa vero o falso, quando un’argomentazione è valida, che differenza c’è fra fede e scienza). L’esperienza della discussione su questi problemi contribuisce a formare non solo “una soggettività propositiva e critica”, come ha affermato la Commissione dei saggi, ma anche una matura consapevolezza civica.

Se il compito principale della filosofia è quello di ridisegnare criticamente le variazioni delle mappe di senso, di riorientare gli individui rispetto ai continui mutamenti di assetto delle idee e dei valori, di criticare modi di pensare e di rappresentare inadeguati, settari o menzogneri, allora l’insegnamento della filosofia può diventare palestra o laboratorio in cui docenti e studenti hanno la possibilità di attingere ad un patrimonio di idee che consente di motivare razionalmente le proprie opinioni.

Se è agevole, inoltre, riconoscere che l’insegnamento della filosofia condivide con le discipline dell’area umanistica una funzione formativa (tra i cui risultati, in particolare, si sottolinea l’uso consapevole del linguaggio, lo scambio dialogico rispettoso della diversità delle opinioni come delle tradizioni dei popoli, la comprensione storico-critica dei processi e degli sviluppi sociali, scientifici e culturali) tuttavia la sua specificità lo rende anche particolarmente utile per indirizzare la riflessione dei giovani verso quegli interrogativi dì portata generale che sono di natura “indecidibile” dal punto di vista della validità scientifica. D’altra parte, l’insegnamento della filosofia condivide con le discipline dell’area scientifica e tecnica la funzione di addestrare alla ricerca per ipotesi e dimostrazione, alla coerenza dell’argomentazione, alle strategie ordinate del percorso analitico-sintetico, alla flessibilità nelle scelte progettuali ed applicative.

Se, infine, si ipotizza, l’introduzione della filosofia in una scuola aperta a tutti e si indica il suo insegnamento addirittura come un diritto del cittadino, si intende dire che ciò su cui tale diritto verte riguarda non soltanto i contenuti specifici di questo campo del sapere quanto, piuttosto, le competenze e le capacità che, attraverso tali contenuti, l’insegnamento permette di acquisire e che rimarranno come abiti mentali, anche quando i contenuti, col tempo si saranno sbiaditi.

Non appare, di conseguenza, difficile convenire sul carattere basilare - e soprattutto sulla grande flessibilità e spendibilità- dell’educazione al pensare in modo autonomo fornita dalla filosofia rispetto a quello specialistico di altre discipline; così come non è difficile sostenere che la filosofia è la forma specifica di sapere che si pone questioni di senso e di valore.

La capacità di comprendere, costruire, o confutare argomentazioni di tipo assertivo (questioni di verità) o di tipo prescrittivo (norme, questioni di valore) costituisce parte integrante dei diritti culturali del cittadino in via di formazione. Questa capacità, almeno in forma embrionale, deve essere costruita già a partire da tutti i bienni terminali della scuola dell’obbligo. Essa potrà contribuire, da un lato, a costruire una rete critico-protettiva rispetto al condizionamento imposto dal proliferare dei messaggi ambientali ed offrire una sorta di “camera di decompressione” rispetto all’assorbimento mediatico delle notizie; dall’altro, a costruire progressivamente forme autonome di soggettività conoscitiva e collaborativa. Occorre rendere consapevoli nei giovani i modi e le tecniche del dialogo e dell’argomentazione corretta, rafforzare le basi del costume democratico esercitandoli al dibattito e - insieme - all’ascolto delle ragioni altrui; legare l’insegnamento della filosofia alla ricerca delle motivazioni del sapere spiegando - anche col concorso di altre discipline - il valore delle conoscenze non immediatamente traducibili nella pratica, chiarire la natura delle scelte o dei dilemmi morali, prospettare i rapporti strutturali fra la dimensione etica e quella politica, dare i rudimenti critici sul giudizio estetico, in modo che esso non appaia legato al semplice arbitrio individuale.

L’ipotesi di introduzione dell’insegnamento della filosofia in tutti i bienni finali della scuola dell’obbligo potrebbe apparire a taluni piuttosto rischiosa e ricca dì controindicazioni per diversi motivi perché il biennio si presenta prevalentemente orientato all’acquisizione dì procedure e di strumenti di analisi in prospettiva trasversale piuttosto che impegnato a misurarsi con contenuti disciplinari rigorosamente definiti.

La Commissione è pienamente consapevole delle difficoltà di questa proposta, difficoltà che sono emerse anche al suo interno e sono state oggetto di approfondita discussione.

Al fine di limitare riserve e dubbi sui pericoli di un approccio riduttivo e banalizzante, oltre alle questioni relative ai contenuti ai quali si è fatto riferimento, diviene fondamentale affrontare il problema del metodo: quale metodo è più confacente all’insegnamento di tale disciplina nel biennio?

In proposito appare funzionale l’attività laboratoriale, che ha già dato proficui esiti nella realizzazione di molti progetti sperimentali. Col termine laboratorio si intende la pratica di riflettere insieme, a partire da problemi concreti e con l’aiuto di testi mirati, e opportunamente contestualizzati, come oggetto, ad esempio, le procedure linguistiche e logiche della comunicazione e del confronto dialettico, le forme dell’immaginazione e la loro valutazione estetica, l’attribuzione di valore alle situazioni della vita individuale e collettiva. Il più importante risultato, in questo primo approccio con la filosofia, dovrebbe consistere nello scoprire come si ragiona abitualmente e su quali regole noti dette si basino affermazioni, convincimenti, argomentazioni forti e deboli, sofismi.

Entro questo quadro prospettico, senza entrare nel merito di una più precisa proposta didattico-educativa, si può dire che l’insegnamento della filosofia nell’ambito del segmento obbligatorio dell’istruzione potrebbe essere impostato secondo una organizzazione modulare entro la quale la dimensione filosofica potrà essere costantemente recuperata a stretto contatto con i contenuti disciplinari delineati dalle varie discipline. Lo stesso patrimonio concettuale elaborato dalla tradizione potrebbe essere utilizzato come un autentico capitale da mettere a disposizione di una riflessione modulare le cui radici culturali dovrebbero essere individuate nei nodi interdisciplinari a partire dai quali ogni singolo progetto dovrebbe, comunque, sempre prendere le mosse.

Nel triennio della scuola superiore i giovani potranno completare e approfondire l’esperienza iniziata nel biennio, sia pure in forme differenziate per vari indirizzi di studio.

È naturale che Io studio della filosofia, per gli indirizzi che forniscono una preparazione culturale di carattere generale, dovrà essere affrontato in modo organico con riferimento costante ai testi secondo le linee metodologiche emerse dalle sperimentazioni e dalle riflessioni prodotte negli ultimi anni dagli insegnanti.

Tale studio, più strettamente disciplinare, da una parte mirerà all’acquisizione di conoscenze specifiche, dall’altra al potenziamento delle capacità di sintesi ed analisi, di problematizzazione e di ricerca per la soluzione di problemi, di analisi ed interpretazione dei testi.

La filosofia, infatti, pur non esaurendosi nell’orizzonte dei testi, abita i testi, luogo di incontro fra i problemi, le soluzioni delineate dai filosofi e la soggettività degli studenti: un testo è compreso adeguatamente nella sua ricchezza e complessità se lo si legge non solo in chiave sincronica o strutturale, come universo in sé compiuto e significante, ma anche nella storicità che lo costruisce e lo attraversa.

Negli indirizzi più specificatamente professionalizzanti lo studio potrebbe svilupparsi come svolgimento dei temi già affrontati in precedenza (argomenti di etica, epistemologia, teoria dell’argomentazione, teoria della storia e della politica) anch’esso, però, con riferimento ai testi filosofici ad essi pertinenti.

Il processo di maturazione culturale sarà pienamente riuscito se lo studente, partendo dalla scomposizione degli elementi, avrà la capacità di ricomporli in una visione d’insieme, sincronizzando l’insegnamento del pensiero filosofico cori quello letterario-storico-scientifico, in una lettura integrata dei singoli saperi, L’operazione avrà migliore possibilità di successo se l’insegnamento della filosofia sarà impostato, anche nel triennio, secondo una prassi modulare entro la quale la dimensione filosofica sia appropriatamente integrata con i contenuti delle varie discipline.

Pur variando le modalità organizzative dell’insegnamento della filosofia secondo le fasce e gli indirizzi di studio, non si può prescindere dal sottolineare l’importanza di progettare percorsi formativi coerenti anche con l’esperienza e con gli stili di apprendimento dei giovani mettendo a punto, se occorre, l’uso di nuovi strumenti. Dovranno, di conseguenza, essere utilizzate tutte le risorse multimediali a supporto ed integrazione dei testi e dei manuali tradizionali, seppure modernamente ripensati.

Pur constatando l’esistenza di un vasto processo di rinnovamento delle strutture didattiche dovuto all’impegno e all’interesse degli insegnanti nel percorrere vie nuove, non si può ignorare la necessità di ripensare in maniera globale la questione prioritaria della formazione degli insegnanti.

Ciò implica, da un lato, una riflessione sulla preparazione universitaria dei futuri docenti coerente con le nuove strategie didattiche proposte per la scuola secondaria; dall’altro, la definizione di un sistema di formazione in servizio collegato permanentemente con le strutture universitarie, e mirato, non solo al rafforzamento delle competenze professionali, ma anche allo sviluppo delle capacità di ricerca e di progettazione quali condizioni essenziali per sostenere in modo controllato il processo di riforma e garantire, al tempo stesso, la qualità dell’offerta formativa.

Ciò appare ineludibile specie se consideriamo il quadro innovativo a cui tendono le recenti disposizioni legislative.

 

Conclusioni e proposte

Il presente documento contiene il risultato della riflessione compiuta dalla Commissione entro i termini previsti dal Decreto istitutivo del gruppo.

La complessità del problema riguardante l’introduzione di un insegnamento filosofico nella scuola dell’obbligo e nei trienni di tutti gli indirizzi con una differenziazione di contenuti e di metodi, richiede, tuttavia, un approfondimento ed una ricognizione delle esperienze - alcune più conosciute, altre meno - condotte spontaneamente nelle scuole.

La stessa questione sollevata da tutti i componenti della Commissione circa la necessità di riesaminare il sistema di formazione dell’insegnante dì filosofia nella sua unitarietà apre una nuova promettente pista di lavoro che non può essere disattesa. In questo ambito potranno pertanto essere utili sia le esperienze maturate da gruppi di ricerca come la CITTÀ dei FILOSOFI sia le proposte delle Associazioni disciplinari impegnate in questa direzione.

Appare, inoltre, opportuno inserire la questione in un quadro di comparazione con quanto si sta facendo in altri paesi europei.

Si propone, pertanto, che la Commissione possa proseguire il proprio lavoro sviluppando le seguenti direzioni di ricerca:

1. Promuovere l’elaborazione di percorsi di filosofia con la collaborazione di scuole appartenenti ai diversi ordini scolastici.

2. Costituzione di un Osservatorio per sostenere e rnonitorare una sperimentazione mirata all’ipotesi dì inserimento della filosofia nei bienni terminali della scuola dell’obbligo.

3. Collaborazione con i Dipartimenti universitari per avviare un’attenta riflessione sui rispettivi processi di riforma allo scopo di integrarne gli esiti.

4. Confronto con i rappresentanti di alcuni paesi europei attualmente impegnati in operazioni di riforma del sistema scolastico relativamente alle problematiche connesse all’insegnamento della filosofia nella scuola secondaria.

Sotto il profilo operativo, a tempi brevi, la Commissione ritiene utile organizzare una giornata di dibattito e largo confronto con la collaborazione dell’Enciclopedia Italiana e l’Accademia dei Lincei sul tema: “Ipotesi di riorganizzazione del percorso di formazione dell’insegnante di filosofia alla luce delle nuove esigenze della scuola del 2000”.

Per quanto riguarda il rapporto con gli altri paesi europei la Società Filosofica Italiana ha già previsto per il maggio 2000 mi incontro a Parigi con i rappresentanti del Ministero e delle Associazioni degli insegnanti. L’incontro potrebbe diventare l’occasione per un primo confronto ufficiale sui temi di interesse comune e per l’assunzione di un futuro impegno a riconoscere nella tradizione filosofica occidentale una significativa componente del patrimonio culturale europeo

Sono, inoltre, da valutare alcune proposte avanzate da Associazioni disciplinari (SFI), IRRSAE, Istituti scolastici, circa la possibilità di strutturare - e sperimentare - percorsi formativi coerenti con le ipotesi rappresentate.

Alla Commissione potrebbe essere attribuita la funzione di Osservatorio sulle iniziative che stanno prendendo forma per trarne elementi di valutazione utili al Ministro e agli esperti che saranno preposti alla definizione degli ambiti disciplinari del curricolo nazionale dì cui all’art. 8 del Regolamento di applicazione dell’autonomia scolastica.

La Commissione di studio per l’insegnamento della filosofia costituita con D.M. 25.5.1999 e successiva modifica e integrazione

Proposta CD1

Proposta CD2