L'IO PENSO

IO PENSO fichtiano

ma questo è un altro itinerario
(forse per il prossimo anno)

"Io chiamo intuizione intellettuale questa intuizione di se stesso di cui è ritenuto capace il filosofo, nell'effettuazione dell'atto con cui insorge per lui l'io. Essa è la coscienza immediata che io agisco, e di ciò che agisco: essa è ciò per cui so qualcosa perché la faccio. Che una tale facoltà dell'intuizione intellettuale esista, non si può dimostrare per concetti, né si può sviluppare da concetti quello che essa è. Ognuno deve trovarla immediatamente in se stesso, altrimenti non imparerà mai a conoscerla. La richiesta di dimostrargliela per ragionamenti è ancor più sorprendente di quella, ipotetica, di un cieco-nato di spiegargli, senza che egli debba vedere, che cosa sono i colori. È però possibile dimostrare a ciascuno nella sua esperienza personale da lui stesso ammessa che quest'intuizione intellettuale è presente in tutti i momenti della sua coscienza. Io non posso fare un passo, muovere una mano o un piede, senza l'intuizione intellettuale della mia autocoscienza in queste azioni; solo mercé questa intuizione so di essere io a compierli, solo in forza di essa distinguo il mio agire, e me in esso, dall'oggetto, in cui mi imbatto, dell'azione. Chiunque si attribuisce un'attività fa appello a questa intuizione. In essa è la fonte della vita, e senza di essa è la morte".

(J.G. FICHTE, Seconda introduzione alla dottrina della scienza)