RIVOLUZIONE COPERNICANA "Si è ritenuto sinora, che ogni nostra conoscenza debba regolarsi secondo gli oggetti: tutti i tentativi di stabilire su di essi, attraverso concetti, qualcosa a priori, mediante cui fosse allargata la nostra conoscenza, caddero tuttavia, dato tale presupposto, nel nulla. Per una volta si tenti dunque, se nei problemi della metafisica possiamo procedere meglio, ritenendo che gli oggetti debbano conformarsi alla nostra conoscenza. [...] La situazione al riguardo è la stessa che si è presentata con i primi pensieri di Copernico: costui, poiché la spiegazione dei movimenti celesti non procedeva in modo soddisfacente, sino a che egli sosteneva che tutto quanto l'ordinamento delle stelle ruotasse intorno allo spettatore, cercò se la cosa non potesse riuscire meglio, quando egli facesse ruotare lo spettatore e facesse per contro star ferme le stelle. Nella metafisica, orbene, si può fare un analogo tentativo." (I.KANT, Critica della ragion pura, 19-24) Kant si rifà alla rivoluzione copernicana per esprimere con un'analogia il nuovo modo di intendere. Egli mette al centro dei processi conoscitivi il soggetto e non l'oggetto, operando cioè nello stesso modo di Copernico che aveva trasferito il centro dell'universo dalla terra al sole. Come Copernico così Kant, per comprendere la realtà, occorre mutare il punto di partenza del conoscere, dall'oggetto al soggetto. È quest'ultimo a porre domande ed è la realtà a rispondergli in base alle domande poste. Le domande, poi, dipendono dagli schematismi mentali dell'uomo. A seconda dell'applicazione delle categorie, la realtà viene vista così in modo adeguato alle categorie mentali del soggetto-uomo. |