FENOMENO Ciò che appare, dal greco fainomai che significa apparire. "Fin dai tempi più remoti della filosofia i filosofi hanno ammesso, oltre agli oggetti sensibili o fenomeni, (phaenomena), anche particolari esseri intelligibili (noumena), che dovrebbero costituire un mondo intelligibile. [...] Quando noi consideriamo gli oggetti dei sensi come meri fenomeni, ammettiamo implicitamente che hanno come loro fondamento una cosa in sé, anche se noi non ne conosciamo la reale essenza, ma solo il fenomeno, cioè il modo con cui i nostri sensi vengono modificati da questo x ignoto". (I.KANT, Prolegomeni ad ogni metafisica futura, §32) "Ogni nostra intuizione è nulla più di una rappresentazione fenomenica; [...] qualora abolissimo il nostro essere soggetto, o anche il carattere soggettivo dei sensi in generale, scomparirebbeto tutte le proprietà ed ogni rapporto degli oggetti nello spazio e nel tempo. [...] Che cosa possano essere gli oggetti considerati in se stessi e disgiunti da ogni disposizione recettiva della nostra sensibilità, ci rimane del tutto sconosciuto. Non conosciamo altro che il nostro modo di percepirli, che ci è proprio". (I.KANT, Critica della ragion pura, Estetica trascendentale) Tema centrale è il rapporto tra il concetto di fenomeno e quello di noumeno. I fenomeni, enti dei sensi, si contrappongono ai noumeni, enti dell'intelletto, in quanto, per percepire i primi, l'uomo ha bisogno di possedere dentro di sé l'idea o il concetto di oggetto e questo è appunto dato dal noumeno, la pura essenza dell' oggetto. Il noumeno ha però, anche un significato negativo, in quanto è inteso come "concetto limite", perché limita la possibilità di una conoscenza totale. Se la sensibilità non era in grado di percepire la cosa, se non inserendola in uno SPAZIO e in un TEMPO, l'intelletto si ritrova a non poter oltrepassare le CATEGORIE in suo possesso. |