LO SPAZIO E IL TEMPO Un oggetto non può esistere se non presupponiamo uno spazio e un tempo. L'oggetto fuori dallo spazio e dal tempo non è analizzabile. Noi diamo per scontato (a priori) che ci siano uno spazio e un tempo. Ci accorgiamo dello spazio e del tempo in quanto c'é l'oggetto. "Lo spazio non è affatto un concetto empirico, che sia stato tratto da esperienze esterne. In effetti , perché certe sensazioni siano riferite a qualcosa fuori di me (cioé a qualcosa in un luogo dello spazio, che sia diverso da quello in cui io mi ritrovo), e similmente, perché io possa rappresentare tali sensazioni come l'una fuori dell'altra e l'una accanto all'altra, quindi non soltanto come differenti, ma come situate in luoghi differenti, per tutto questo, ci si deve già fondare sulla rappresentazione dello spazio. Per conseguenza, la rappresentazione dello spazio non può essere nata, per esperienza, dai rapporti dei fenomeni esterni; questa esperienza esterna, piuttosto, è essa stessa possibile solo mediante la suddetta rappresentazione. Il tempo è una rappresentazione necessaria, che sta a fondamento di tutte le intuizioni [...] Su questa necessità a priori si basa anche la possibilità di proposizioni fondamentali apodittiche dei rapporti di tempo, ossia la possibilità di assiomi del tempo in generale. Esso ha una sola dimensione: tempi differenti non sono simultanei, ma successivi (così come spazi differenti non sono successivi, bensì simultanei). Il tempo non è affatto un concetto empirico, che sia stato tratto da una qualche esperienza. In effetti, la simultaneità o la successione non si presenterebbe neppure alla percezione, se come fondamento non si trovasse a priori la rappresentazione del tempo. Soltanto sotto questo presupposto, ci si può rappresentare che un qualcosa sussita in un solo e medesimo tempo (simultaneamente), oppure in tempi diversi (successivamente)". (I.KANT, Critica della ragion pura, 77-88) |