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Comunicazione Filosofica n. 9 - dicembre 2001

Recensione

Ferruccio De Natale (a cura di), Forme di scrittura filosofica. Elementi di teoria e didattica, Milano, Franco Angeli, 2001, pp. 240

Nel corso degli ultimi anni la riflessione sull’insegnamento della filosofia ha manifestato un crescente interesse per il tema della scrittura filosofica.

Un motivo di quest’interesse si può trovare nella diffusione della sperimentazione dei programmi di filosofia elaborati dalla Commissione presieduta dall’on. Beniamino Brocca. Tali programmi, infatti, attribuiscono un ruolo centrale nell’attività didattica alla lettura dei testi filosofici, nella convinzione di promuovere - attraverso l’incontro diretto con gli autori - l’educazione dei giovani alla riflessione e alla ricerca. E questo sia perché la lettura di un testo costringe a confrontarsi immediatamente con i problemi filosofici, così come si sono posti all’interno dei diversi orientamenti di pensiero e dei diversi contesti storici, sia perché la scrittura filosofica è testimonianza del percorso e dell’esito del cammino di ricerca di un autore.

La scelta metodologica di attribuire ai testi un ruolo centrale nei processi di insegnamento e apprendimento impone al docente il compito di sviluppare la competenza degli alunni nelle operazioni di lettura, approfondendo la loro comprensione delle modalità di produzione della scrittura filosofica.

Interessanti indicazioni per affrontare tale compito sono proposte nel volume: Forme di scrittura filosofica. Elementi di teoria e didattica. L’opera - nata dalle lezioni e dai seminari del Corso di perfezionamento in “Filosofia e didattica della filosofia”, svoltosi nell’anno accademico 1999-2000, presso l’Università di Bari - documenta l’intento di far convergere, nella formazione dei docenti, gli esiti della ricerca storico-filosofica e gli esiti della ricerca didattica; rappresenta “la volontà di tenere vivo un confronto tra mondo della scuola e mondo dell’università”, come afferma nell’Introduzione Ferruccio De Natale, direttore del Corso di perfezionamento.

Il volume comprende dieci contributi. I primi mostrano al lettore la fecondità della riflessione sui nessi tra filosofia e scrittura, guidandolo nell’analisi di cinque “esempi” tratti dalla storia del pensiero occidentale.

Così, ritornando alla nascita della filosofia greca, Antonietta D’Alessandro ripercorre il passaggio dalla cultura orale alla civiltà della scrittura soffermandosi sul dialogo platonico come forma di scrittura che “tenta di impadronirsi dell’oralità”, salvaguardando il nesso tra attività teoretica e paideia (Filosofia e paideia greca tra oralità e scrittura. Dalla mimesi all’epistéme).

Paolo Ponzio, attraverso l’analisi delle posizioni e dei testi del cardinal Bellarmino e di Galileo Galilei ricostruisce la tensione tra lettura scientifica della natura e lettura teologica delle Sacre Scritture (Libro della natura e Libro della Scrittura in Bellarmino e Galilei).

L’indagine di Marcello Montanari su filosofia e scrittura nella Scienza nuova inserisce la riflessione vichiana sul linguaggio in una linea di pensiero nominalistica e storicistica, che separa le parole dalle cose e connette la nascita e il destino della lingua alla nascita e al destino della civiltà storica (Filosofia e scrittura nella “Scienza nuova” di Vico).

In Filosofia e scrittura in Carl Schmitt Adelina Bisignani giunge a individuare il limite del pensiero dell’autore nel “non aver compreso che la scrittura (la moderna codificazione del diritto) presuppone il molteplice”.

Infine, Annalisa Caputo affronta il problema del rapporto tra il linguaggio della poesia e il linguaggio del pensiero in Martin Heidegger, lavorando “non solo «su» Heidegger, ma «con» la «scrittura» heideggeriana” (Linguaggio poetico e linguaggio del pensiero in Martin Heidegger).

Gli altri cinque contributi raccolti nel volume spostano l’attenzione sull’insegnamento della filosofia nella scuola secondaria, inserendo però l’analisi delle questioni connesse allo studio delle “forme di scrittura filosofica” nel quadro di più ampie riflessioni, segno dello sviluppo attuale della ricerca didattica.

Mario De Pasquale propone un insegnamento della filosofia come “pratica culturale di ricerca e di comunicazione” su “domini determinati dell’esperienza umana”. Per questo, pur valutando positivamente il recupero della scrittura nell’attività didattica, sia come lettura dei testi sia come produzione e organizzazione delle conoscenze, l’autore sottolinea la necessità di “riconoscere dignità al mondo della vita degli studenti e ai linguaggi che ne sono veicoli di espressione”, così da rendere significativo per i giovani l’apprendimento della filosofia (La scrittura e la formazione filosofica).

Ripercorrendo le fasi della programmazione curricolare, Valerio Bernardi si sofferma sia sulle difficoltà sia sulle trasformazioni della pratica di insegnamento della filosofia. A tali trasformazioni, affermatesi soprattutto grazie alla ricerca didattica dell’ultimo ventennio, si affiancano oggi ulteriori novità - quali, per esempio, l’autonomia scolastica o la riforma dell’esame di Stato - che si riflettono sul lavoro del docente impegnato a costruire itinerari di formazione filosofica per i suoi alunni (Ulisse e le Sirene. La programmazione nell’insegnamento attuale della filosofia. Alcune annotazioni).

Per Domenico Massaro obiettivo dell’insegnamento filosofico è educare “a ragionare in maniera corretta, secondo le regole della logica formale e del pensiero dialogico”. Poiché “il discorso filosofico è irreversibilemente consegnato ai testi”, la definizione delle caratteristiche del testo filosofico costituisce l’avvio per la proposta di un modello di educazione alla scrittura, reso possibile anche dal ricorso alle nuove tecnologie (Didattica del testo filosofico).

Il tema della scrittura filosofica è inserito da Fulvio Cesare Manara nel quadro di una riflessione sul “laboratorio di filosofia”, “spazio fisico, relazionale e mentale” in cui gli alunni fanno esperienza del filosofare, istituendo una comunità di apprendimento e ricerca. Il “laboratorio di filosofia” è proposto come ripensamento radicale dell’insegnamento e dell’apprendimento: come luogo “di iniziazione e di formazione filosofica” attraverso la pratica integrata di una pluralità di metodi e strumenti (Imparare il mestiere di pensare. La progettazione di un “Laboratorio di filosofia”).

Il contributo di Andrea Porcarelli, infine, si fonda sull’ipotesi di una possibile attualizzazione “dei più significativi modelli didattici già proficuamente sperimentati nell’insegnamento filosofico dei secoli passati”. Attraverso una rivisitazione della disputatio, l’autore pone in rapporto lo “spirito” dell’insegnamento universitario medioevale con le esigenze dell’attuale dialogo educativo e didattico, indicando una prospettiva per il rilancio dello studio di un periodo della storia della filosofia spesso trascurato.

I contributi raccolti nel volume forniscono, quindi, indicazioni importanti per un insegnamento della filosofia sostenuto dalla lettura dei testi, ma suggeriscono anche un’altra linea di ricerca didattica da approfondire ulteriormente.

Formare gli studenti alla comprensione delle modalità di produzione della scrittura filosofica, infatti, costituisce anche il supporto per avviare gli alunni all’esperienza della comunicazione filosofica nella forma scritta.

Per cogliere il valore educativo di un’attività di “scrittura filosofica”, è possibile muovere dalla considerazione dei caratteri di un testo scritto: un testo scritto è un prodotto compiuto e duraturo, libero dal contesto e autonomo dal suo autore. Tali caratteri spiegano la ricerca di perfezionamento che accompagna la composizione di uno scritto attraverso le fasi della sua produzione: la progettazione, la stesura, la revisione.

Per gli studenti, ma non solo, l’impegno a scrivere comporta, innanzi tutto, lo sforzo di misurarsi con la "resistenza" di ciò che - intuito - appariva chiaro, ma che - per trovar posto nel testo scritto - deve essere ulteriormente esplicitato; costringe ad affrontare l'esigenza di rigore nell'uso del linguaggio filosofico, nella definizione dei concetti, nello sviluppo delle argomentazioni; favorisce la maturazione delle capacità di analisi e riflessione; impone, infine, un'assunzione di responsabilità nei confronti della propria produzione e nei confronti dei destinatari della comunicazione.

Un impegno da promuovere e sostenere, dunque, per contrastare il rischio di una “fuga degli studenti dalla scrittura” prospettato nel contributo di Mario De Pasquale.

Anna M. Bianchi