L’amore: dono o desiderio?

Il concetto di amore nel pensiero antico e medioevale

Si riportano i materiali forniti agli studenti all’inizio del percorso:

 

Le domande introduttive

  1. Il verbo "amare" viene utilizzato in rapporto a diverse esperienze: è possibile amare le persone, le cose, le attività. Prova a distinguere i principali significati del termine "amore"; poi, cerca una definizione che unifichi le diverse esperienze di amore prima distinte.
  2. Concentrati ora sui rapporti di amore tra le persone. L’amore nasce dall’attrazione fisica o dall’apprezzamento di altre qualità? Cosa esprime l’amore verso una persona: il desiderio di "appropriarsi" dell’altro? O il desiderio di "completare" se stessi? O la volontà di "donare" i propri lati migliori? O la volontà di "fare il bene" dell’altro?
  3. L’amicizia può essere considerata un rapporto di amore? Quali analogie e differenze pensi sia possibile individuare tra l’esperienza dell’amicizia e l’esperienza dell’amore?

 

Il percorso di studio

Il percorso di studio propone una riflessione sul tema dell’amore prendendo spunto da testi di autori del mondo antico e medioevale. Consente, quindi, di risalire alle radici della nostra concezione dell’amore attraverso l’incontro con il pensiero greco e con la tradizione cristiana. Consente, inoltre, di affrontare diverse tipologie di testi: poema, dialogo, trattato, commento biblico, opuscolo, quaestio.

I concetti fondamentali

Per affrontare il tema è utile precisare preliminarmente la definizione di tre termini greci fondamentali per il nostro discorso: eros, philía, agápe.

Eros è, innanzi tutto, dio cosmico, forza generatrice del mondo. Nel vivo dell’esperienza umana è pathos: indica l’amore sensuale, il desiderio di possesso fisico dell’altro. Secondo il mito platonico è un daimon, capace di colmare la distanza che separa la realtà sensibile dalla dimensione dell’eterno.

Philía - quando il termine non è usato come sinonimo di eros - indica l’affetto dell’amico verso l’amico o degli dei verso gli uomini.

Il termine agápe acquista rilevanza nel pensiero cristiano: contrapposto a eros, indica l’amore inteso come dono generoso e disinteressato, come carità: è l’amore di Dio e l’amore verso il prossimo.

 

La presentazione dei testi

Esiodo, Teogonia (VIII-VII sec. a.C.)

Espressione della sapienza antica dei greci, il poema di Esiodo narra la nascita degli dei e del cosmo. Eros è una divinità, "il più bello fra gli immortali", entità cosmica che porta a unirsi e generare.

Empedocle di Agrigento, Sulla natura (V sec. a.C.)

Nell’opera di Empedocle il pensiero filosofico è espresso in forma poetica, forma privilegiata per la comunicazione della verità. Nel poema Amore/Amicizia e Odio/Contesa sono le due forze cosmiche che regolano il divenire universale. L’Amore unifica i quattro elementi originari nella perfezione dello sfero; l’Odio li separa: il cosmo è una fase intermedia della lotta tra i due principi.

Platone, Fedro (IV sec. a. C.)

Nei dialoghi platonici l’attenzione si sposta sull’esperienza umana dell’amore. Il passo del Fedro propone la concezione di amore come desiderio irrazionale che, attratto dalla bellezza dei corpi, mira al possesso dell’amato.

Platone, Simposio (IV sec. a C)

Nel Simposio i personaggi del dialogo propongono discorsi in elogio di amore. Il primo testo è tratto dal discorso di Aristofane e - con il mito dell’androgino - presenta l’amore come ricerca dell’unità. Nel secondo testo Socrate riporta la rivelazione ricevuta dalla sacerdotessa Diotima: amore è un demone, "qualcosa di mezzo" tra gli dei e gli uomini; tende, attraverso un percorso graduale di ascesa, a possedere il bene per sempre.

Aristotele, Etica Nicomachea (IV sec. a. C)

Mentre la relazione di amore è asimmetrica, l’amicizia si presenta come un rapporto reciproco tra uguali. Aristotele affronta il tema dell’amicizia nel quadro della riflessione etica. Nel primo testo analizza tre diversi tipi di amicizia proponendone una classificazione; nel secondo presenta uno dei possibili problemi di un rapporto di amicizia.

 Prima Lettera di san Giovanni apostolo; Prima Lettera di san Paolo ai Corinzi (I sec. d. C.)

I due passi tratti dal Nuovo Testamento segnano il passaggio alla concezione dell’amore propria del cristianesimo. Amore è agàpe, carità, dono, sull’esempio dell’amore di Cristo.

Sant’Agostino, Meditazioni sull’Epistola dell’amore di san Giovanni

De Trinitate (IV-V sec. d. C)

I testi di sant’Agostino mostrano in modo evidente il legame tra le Sacre Scritture e la riflessione dei Padri della Chiesa, ma rivelano anche l’influenza della tradizione platonica sul pensiero cristiano. Per sant’Agostino l’amore come carità è il punto di riferimento essenziale per la vita ecclesiale ed è il fondamento ultimo dell’agire morale dei cristiani. Inoltre, l’analisi dell’esperienza dell’amore consente di riconoscerlo come immagine della Trinità.

Ugo di San Vittore, L’essenza dell’amore (XII sec. d. C.)

L’opuscolo ripropone la concezione dell’amore come origine di tutti i beni, opponendola all’amore esaltato dalla poesia cortese. Collocandosi nella linea di pensiero di sant’Agostino, Ugo di San Vittore concepisce la virtù come amore rispettoso dell’ordine del reale.

San Tommaso d’Aquino, Summa Theologiae (XIII sec. d. C)

Il testo è l’articolo di una quaestio, scritto che riflette nella sua struttura il metodo di insegnamento delle università medioevali. San Tommaso ci riporta a uno degli aspetti di novità della visione cristiana: l’identificazione di Dio stesso con l’amore. Sottolinea, inoltre, la concezione positiva della realtà propria del cristianesimo: tutto ciò che esiste, in quanto creato da Dio, è buono.

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