7. Puntualizzazioni conclusive intorno ai diversi paradigmi ermeneutici.

7. 1. Nella lettura greca del mythos e del passaggio dal mythos al logos ci pare siano all’opera i seguenti paradigmi ermeneutici:

·        il mythos è una favola e una finzione (Pindaro) e non può essere utile per scrivere di storia (Erodoto e Tucidide)

·        il mythos è allegoria, dice altro da sé: la natura, la storia, la morale ( Teagene, Evemero)

·        il mythos  per Platone ha un’intenzione antropologica e teologica. Nonostante sia una narrazione probabile, una conoscenza verosimile ed esprima le credenze e le opinioni il mythos aiuta il filosofo a comprendere il mondo, gli dèi, a tener viva la speranza nel destino ultimo dell’uomo, che è in attingibile al logos ed ha una funzione pedagogica nella “città ideale”. Al contempo, il mythos non afferma la verità ovvero una conoscenza certa e valida perché razionale (logica).

·        il mythos per Aristotele  è da abbandonare nel contenuto e nel mezzo espressivo a favore del discorso razionale che esprime quella verità logicamente, mentre nel mythos è abbozzata in forma allegorica.

7. 2. L’eredità greca ed ebraico/cristiana permane sostanzialmente fino all’Epoca contemporanea, che vede lo sforzo di riconsiderare la natura propria del mythos ridimensionando il logos. Le piste di ricerca delineate al punto 6 concorrono a plasmare un paradigma ermeneutico che ha i suoi punti di forza nel precisare l’intenzione veritativa circa l’uomo e Dio, nel rivalutare la natura e la dignità espressiva del linguaggio mitologico e del pensare narrativo e nel riconoscimento della funzione di legittimazione sociale.