Testi per la quinta fase di lavoro (traduzione di G. Reale, Aristotele. Metafisica,
Vita e Pensiero, Milano 1993)
Metafisica, A 982b, 13 –
983a, 10
“Infatti gli uomini hanno
cominciato a filosofare, ora come in origine, a causa della meraviglia: mentre
da principio restavano meravigliati di fronte alle difficoltà più semplici, in
seguito, progredendo a poco a poco, giunsero a porsi problemi sempre maggiori
[…] Ora, chi prova un senso di dubbio e di meraviglia riconosce di non sapere,
ed è per questo che anche colui che ama il mito è, in un certo modo, filosofo:
il mito, infatti, è costituito da un insieme di cose che destano meraviglia.
Cosicché, se gli uomini hanno filosofato per liberarsi dall’ignoranza, è
evidente che ricercano il conoscere solo al fine di sapere e non per conseguire
qualche utilità. È evidente, dunque, che noi non la ricerchiamo per nessun
vantaggio che sia estraneo ad essa; e, anzi, è evidente che, come diciamo uomo
libero colui che è fine a se stesso e non è asservito ad altri, così questa
sola, tra tutte le scienze, la diciamo libera: essa sola, infatti, è fine a se
stessa. Per questo, anche, a ragione si potrebbe pensare che il suo possesso
non sia proprio dell’uomo; infatti, per molti aspetti la natura degli uomini è
schiava, e perciò Simonide dice che “Dio solo può avere un tale privilegio”, e
che non è conveniente che l’uomo ricerchi se non una scienza a lui adeguata. E
se i poeti dicessero il vero, e se la divinità fosse veramente invidiosa, è
logico che se ne dovrebbero vedere gli effetti soprattutto in questo caso, e
che dovrebbero essere sventurati tutti quelli che eccellono nel sapere. In
realtà, non è possibile che la divinità sia invidiosa, ma come afferma il
proverbio, i poeti dicono molte bugie; né bisogna pensare che esista altra
scienza più degna d’onore. Essa, infatti, fra tutte è la più divina e la più
degna di onore. Ma una scienza può essere divina solo in questi due sensi: o
perché essa è scienza che Dio possiede in grado supremo, o, anche perché essa
ha come oggetto le cose divine. Ora, solo la sapienza possiede ambedue questi
caratteri: infatti, è convinzione a tutti comune che Dio sia una causa e un
principio, e, anche, che Dio esclusivamente o in grado supremo, abbia questo
tipo di scienza. Tutte le altre saranno più necessarie di questa, ma nessuna
sarà superiore”.