G. REALE, Storia della filosofia
antica. Vol. I, pp. 11 – 12. 19 – 20. 35.
La
“filosofia”, sia come indicazione semantica (ossia come termine lessicale) sia
come contenuto concettuale, è una creazione peculiare dei Greci. Infatti, se
per tutte quante le altre componenti della civiltà greca si trova l'identico
corrispettivo presso altri popoli dell'Oriente, i quali raggiunsero
anteriormente ai Greci livelli di progresso assai elevati, non è invece dato di
trovare l'identico corrispettivo della filosofia o, quantomeno, qualcosa che
sia assimilabile a quello che i Greci, e poi con i Greci tutti gli Occidentali,
hanno chiamato e chiamano “filosofia”.
Credenze
e culti religiosi, manifestazioni artistiche di varia natura, conoscenze e
abilità tecniche di varia specie, istituzioni politiche, organizzazioni
militari esistevano sia presso i popoli orientali che si affacciarono alla
civiltà anteriormente ai Greci sia presso i Greci, ed è per conseguenza
possibile operare raffronti (sia pure entro certi limiti) e stabilire se e in
quale misura i Greci in questi ambiti possano essere o siano stati
effettivamente debitori ai popoli dell’Oriente, e si può anche accertare in
quale misura i Greci superarono nei vari ambiti i popoli dell'Oriente;
viceversa, per quanto concerne la filosofia, noi ci troviamo di fronte ad un
fenomeno così nuovo, che non solo, come dicemmo, non ha presso i popoli
orientali l'identico corrispettivo, ma nemmeno qualcosa che analogicamente
sopporti il paragone con la filosofia del Greci o che la prefiguri in
modo inequivoco.
Rilevare
tutto ciò significa riconoscere, né più né meno, che, in questo campo, i Greci
furono dei creatori, ossia che diedero alla civiltà qualcosa che essa non
aveva, e che, come vedremo, si rivelerà di tale portata rivoluzionaria da
mutare il volto alla civiltà medesima. Perciò, se la superiorità dei Greci
rispetto ai popoli orientali negli altri ambiti è, diremmo con immagine
semplificatrice, di mera natura quantitativa, per quanto concerne la
filosofia la loro superiorità è invece di natura qualitativa. E chi non
tenga ben presente questo non riuscirà a comprendere perché la civiltà di
tutto l'Occidente abbia preso, sotto la spinta dei Greci, una direzione
completamente diversa da quella dell'Oriente; e non capirà perché la scienza
abbia potuto nascere appunto solamente in Occidente e non in Oriente. Inoltre
non capirà perché gli Orientali abbiano dovuto, quando vollero beneficiare
della scienza occidentale e dei suoi risultati, far proprie, in larga misura,
anche le categorie o almeno alcune categorie essenziali della logica
occidentale. Infatti è stata precisamente la filosofia a creare queste
categorie e questa logica, ossia un modo di pensare tutto nuovo, ed è stata la
filosofia a generare, in funzione di queste categorie, la scienza stessa e,
indirettamente, alcune principali conseguenze della scienza. E riconoscere
questo significa riconoscere ai Greci il merito di aver apportato un
contributo davvero eccezionale alla storia della civiltà; perciò dobbiamo
giustificare in maniera critica quanto abbiamo detto e addurre alcune prove ben
circostanziate (pp. 11 – 12).
Allo stato delle ricerche attuali non si
può, ormai, parlare di derivazione della filosofia o della scienza speculativa
dall'Oriente. Certamente i Greci desunsero dai popoli orientali con cui
vennero a contatto nozioni di vario genere, e su questo punto le ricerche
potranno via via portare alla luce nuovi fatti e' nuove prospettive. Un punto
resta tuttavia fermo: che i Greci trasformarono qualitativamente quello
che ricevettero. Perciò ci piace concludere con il Mondolfo (che pure, si noti,
ha insistito moltissimo sulla positività e importanza degli influssi orientali
sui Greci e sulla fecondità spirituale di tali influssi) come segue: « [...]
queste assimilazioni di elementi e di impulsi culturali [venuti dall'Oriente]
non possono infirmare affatto il vanto di originalità del pensiero greco. Esso
ha operato il passaggio decisivo dalla tecnica utilitaria e dal mito alla
scienza disinteressata e pura; esso ha affermato per primo sistematicamente le
esigenze logiche e i bisogni speculativi della ragione: esso è il vero
creatore della scienza come sistema logico e della filosofia come razionale
coscienza e soluzione dei problemi della realtà universale e della vita»
(cfr. Zeller-Mondolfo, I, 1, p. 99) (pp. 19 – 20).
Si chiarisce ora perfettamente il discorso
che fin qui abbiamo condotto circa l'originalità della scienza filosofica dei
Greci.
Le
sapienze orientali sono profondamente intrise di rappresentazioni fantastiche
ed in esse predomina l'elemento immaginativo e mitico, e quindi mancano appunto
del carattere di scientificità. E le stesse scienze e arti orientali
(matematica e geometria egiziane, astronomia caldaica), che pur chiamano in
causa la ragione, mancano dell'elemento della teoreticità, cioè della libertà
speculativa e, naturalmente, come conoscenze particolari, anche del primo degli
elementi. È quindi chiara, ormai, l'assoluta originalità di questa mirabile
sintesi creativa del genio greco che fu la filosofia, nonché la sua grandezza,
che non è retorico chiamare sublime, appunto perché porta l'uomo a toccare il
vertice delle sue possibilità.
A ragione Aristotele la chiamerà « divina », perché
oltre che portarci a conoscere Dio, essa ha quegli stessi caratteri che deve
avere la stessa scienza che possiede Dio, cioè la disinteressata, libera,
totale contemplazione della verità. Perciò, dice bene ancora Aristotele, «
tutte le altre scienze saranno più necessarie di questa, ma nessuna sarà superiore»
(p. 35).