Terza fase

Un primo obiettivo è quello di documentare come la poesia, la storia e la filosofia presocratica hanno preso le distanze dal mythos e/o si sono rivolti al logos:

·        in Pindaro il mythos come mezzo espressivo, fittizio e artificioso, di una tradizione che stupisce, svia, confonde e cela il vero

·        in Erodoto il mythos come fonte non attendibile, comunque da interpellare, perché non regge il confronto con la realtà geografica (la fonte del Nilo) e umana (usi e costumi egizi)

·        in Tucidide il mythos come ciò che si sottrae al vaglio critico perché appartiene ad un trapassato remoto non verificabile e per questo è da lasciare ai poeti

·        in Senofane il mythos come portatore di un sentimento devoto in un contesto conviviale e come espressione erronea, impossibile e indegna intorno alla vera natura degli dèi.

Un secondo obiettivo consiste nel documentare la permanenza del mythos nella letteratura e nella filosofia:

·        in Teagene di Reggio il mythos è allegoria della natura

·        in Evemero di Messene il mythos è allegoria della storia

·        in Ecateo di Mileto il mythos è un discorso verosimile nonostante tutto

·        in Parmenide il mythos è linguaggio del logos che rivela al filosofo, mortale sapiente, il logos stesso

Al temine dell’esposizione è previsto un dibattito che puntualizzi come:

·        il mythos sia, innanzi tutto, la voce e il linguaggio della tradizione che attesta un senso vincolante, fino a prova contraria, circa ciò che esiste (la natura, la storia, gli dèi, l’uomo…) e in questo si distingue dalla poesia, buona per muovere i pii sentimenti, ma solamente verosimile perché stupisce, svia e confonde

·        il mythos ceda di fronte al logos degli storici e dei filosofi perché non regge il confronto con ciò che è verificabile ovvero reale e non fittizio, incontrovertibile e non ambiguo, di tutti e non di pochi

·        il mythos, nonostante tutto, permea il filosofo (Parmenide) perché indica qualcosa di irrinunciabile:  quell’originaria sapienza divina, apparsa nel mythos, che si rivela anche al filosofo e alla quale il filosofo stesso anela e che tenta di esprimere oltre il linguaggio mitico

Tempo previsto e modalità: due ore di lezione frontale e interattiva in classe.