M. Eliade, Il sacro e il profano, Boringhieri, Torino 1984, p. 63

“”Dire” un mito significa proclamare ciò che è accaduto ab origine. Una volta “detto”, cioè rivelato, il mito diventa verità apodittica: stabilisce la verità assoluta. […] Il mito annuncia la comparsa di una nuova “situazione” cosmica o di un evento primordiale. Pertanto è sempre la rappresentazione di una “creazione”: vi si racconta come è stato fatto qualcosa, e in che modo questo qualcosa ha incominciato ad essere. Ecco perché il mito si identifica con l’ontologia: parla solo di cose reali, di ciò che è realmente accaduto, di ciò che si è manifestato totalmente”.

M. Eliade, Immagini e simboli, Jaca Book, Milano 1987, pp. 18 - 19

“Le Immagini sono per loro stessa struttura polivalenti. Se lo Spirito utilizza le Immagini per cogliere la realtà ultima delle cose è proprio perché questa realtà si manifesta in modo contraddittorio ed è quindi impossibile esprimerla tramite concetti. (Ben si conoscono gli sforzi disperati delle diverse teologie e metafisiche, sia orientali che occidentali, volti ad esprimere concettualmente la coincidentia oppositorum, modalità dell’essere facilmente, e per altro abbondantemente, espressa attraverso Immagini e simboli. E’ quindi vera l’Immagine in quanto tale, in quanto fascio di significati, mentre non lo è uno solo dei suoi significati oppure uno solo dei suoi numerosi piani di riferimento”.