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Comunicazione Filosofica n. 13 aprile 2004
Ferruccio De Natale (a cura di), L’insegnamento della filosofia oggi, Collana “Quaderni” della Sede operativa di Bari del Centro Interuniversitario di Didattica della Filosofia [Bari-Padova], Stilo Editrice, Bari 2003, pp. 189
Il volume raccoglie le relazioni discusse nella giornata di studi sul tema: L’insegnamento della filosofia oggi, nell’università e nella scuola secondaria, svoltasi a Bari il 16 ottobre 2002. Tale giornata costituisce la prima iniziativa pubblica organizzata dalla Sede operativa barese del Centro Interuniversitario di Didattica della Filosofia. L’istituzione di questo Centro, esito della collaborazione tra le Università di Padova e di Bari, è un’opportunità rilevante per garantire e promuovere la trasmissione del sapere filosofico, in particolare in rapporto alle attuali riforme degli studi universitari e delle istituzioni scolastiche, riforme non prive di ricadute sull’insegnamento della filosofia. Il Centro si propone, infatti, di sviluppare iniziative di ricerca, di costituire un archivio documentale riguardante la didattica della filosofia in Italia e di favorire lo studio storico-critico dell’insegnamento della filosofia in altri contesti nazionali europei ed extraeuropei.
Alla realizzazione di tali intenti dà un importante contributo anche la pubblicazione di questo primo “Quaderno” della Sede operativa barese: gli atti della citata giornata di studi, analizzando la situazione dell’insegnamento filosofico italiano e suggerendo prospettive di ricerca, mostrano la vitalità della riflessione sulla didattica della filosofia, nonostante le difficoltà e le incertezze del contesto istituzionale.
Questo è quanto emerge dall’intervento introduttivo di Ferruccio De Natale che sottolinea la sterilità di una semplice contrapposizione tra la logica aziendalistica, oggi adottata per la riorganizzazione dell’università, e la nostalgia dell’“Università dei Maestri”. La constatazione dell’irriducibilità degli studi filosofici all’aziendalismo – unita alla consapevolezza della necessità di riconsiderare i rapporti tra la scuola secondaria e l’università, nel quadro dei processi di massificazione dell’accesso al sistema di istruzione superiore – deve invece portare, secondo l’autore, a porre il problema della didattica in ambito universitario e a ripensare le forme e i modi dell’insegnamento, al fine di assicurare la trasmissione del sapere filosofico alle generazioni future.
Nella stessa direzione si sviluppa la riflessione proposta da Davide Bigalli, attento alle conseguenze della riforma degli ordinamenti universitari sullo studio della storia della filosofia. Il contributo, infatti, non si limita a evidenziare la crisi della trasmissione storica della filosofia imposta dalla ridefinizione della mappa dei saperi filosofici sollecitata dalla riforma, ma indica anche le linee di possibile sviluppo di un’indagine storiografica teoreticamente valida.
Gli interventi di Enrico Berti e di Enzo Ruffaldi richiamano invece i dibattiti, i progetti e i tentativi di innovazione che hanno accompagnato la storia dell’insegnamento filosofico, nel nostro Paese, negli ultimi decenni. Sviluppatasi già negli anni Cinquanta – nota Enrico Berti – la discussione sullo studio scolastico della filosofia ha recentemente vissuto due tappe importanti, in occasione della sperimentazione dei programmi elaborati dalla “Commissione Brocca” e della proposta di anticipazione della formazione filosofica alla scuola dell’obbligo avanzata dalla “Commissione dei Saggi”. Queste tappe hanno imposto una riflessione sulle finalità dell’insegnamento della filosofia, riflessione sviluppata riaffermando la specifica identità della disciplina: una specificità da ribadire anche dinanzi agli orientamenti dell’attuale riforma scolastica e universitaria.
Il contributo di Enzo Ruffaldi – muovendo dalle esperienze di innovazione della didattica della filosofia sperimentate nella scuola italiana negli ultimi decenni – rileva come tali esperienze abbiano innescato un processo di rinnovamento significativo, ma insufficiente a sostituire l’impostazione didattica tradizionale, per mancanza di un modello di insegnamento coerente. Da qui l’indicazione di “lavorare alla ricerca di un modello che dia significato unitario alle ricerche e alle innovazioni parziali”, ricerca cui l’autore contribuisce delineando due modelli didattici emergenti dalle esperienze di rinnovamento: il “laboratorio filosofico” e la “comunità educante”.
Snodo rilevante nel percorso di riflessione proposto dal volume è costituito dall’intervento di Luca Illetterati, incentrato sul nesso tra le domande relative al “come” e al “cosa significa” insegnare filosofia. I problemi della didattica della filosofia – sostiene, infatti, l’autore – sono inseparabili dalla questione del senso e dello statuto della disciplina: una questione sempre aperta, e decisiva per la definizione degli obiettivi dell’insegnamento. Partendo da un confronto tra la “coerenza gentiliana” e la “nuova impostazione” della didattica della filosofia nella scuola, Luca Illetterati giunge a indicare nel simultaneo richiamo “alla distinzione-dissoluzione kantiana fra la filosofia e il filosofare” e “alla nozione di storia della filosofia intesa come storia dell’uso della ragione”, la direzione per costruire “concreti itinerari didattici”, volti non solo all’apprendimento di conoscenze e strumenti metodologici, ma all’acquisizione “della capacità di non adeguarsi mai semplicemente al noto e al dato” e “di una peculiare intenzione interrogativa”, come atteggiamenti propri della ricerca filosofica.
Il nesso inscindibile tra “come” e “cosa significa” insegnare filosofia è attestato dalla proposta didattica presentata nell’ampio contributo di Mario De Pasquale. Indicando come finalità dell’insegnamento filosofico l’educare “non solo a pensare, ma ad esercitare in forme semplici una pratica di ricerca sulle questioni di senso, di valore e di verità”, l’autore individua nelle “esperienze di filosofia” la “forma generale di apprendimento del filosofare”: una forma che consente agli studenti di vivere l’“apertura alla ricerca e al confronto” e di sperimentare un “esercizio creativo” della razionalità filosofica. Realizzare esperienze di filosofia a scuola – nota Mario De Pasquale – esige attenzione al “mondo della vita” degli alunni: per questo, partendo dalla considerazione delle trasformazioni subite dalle modalità di conoscenza e comunicazione dei giovani e dal peso attualmente assunto dalla dimensione estetica, l’autore riflette sul possibile dialogo tra filosofia e arte come via per promuovere la formazione filosofica.
Il richiamo a un rapporto “alla pari” tra il filosofare e altre forme del conoscere – posto da Mario De Pasquale al termine della sua relazione – non attenua certamente la forte consapevolezza del valore educativo del sapere filosofico presente in tutti i contributi raccolti nel volume: una consapevolezza ribadita anche nell’intervento di Filippo Tarantino che ricorda la funzione pubblica della filosofia, il suo ruolo sempre attuale nella “costruzione della città”.