Simposio, 203 E – 204 C: “E per sua natura non è né mortale né immortale,
ma, in uno stesso giorno, talora fiorisce
e vive, quando riesce nei suoi espedienti, talora, invece, muore, ma poi
torna in vita, a causa della natura del padre. E ciò che si procura gli sfugge
sempre di mano, sicché Eros non è mai né povero di risorse, né ricco. Inoltre,
sta in mezzo tra sapienza e ignoranza. Nessuno degli dèi fa filosofia, né
desidera diventare sapiente, dal momento che lo è già. E chiunque altro sia
sapiente, non filosofa. Ma neppure gli ignoranti fanno filosofia, né desiderano
diventare sapienti. Infatti, l’ignoranza ha proprio questo di penoso: chi non è
né bello né buono né saggio, ritiene di esserlo in modo conveniente. E, in
effetti, colui che non ritiene di essere bisognoso, non desidera ciò di cui non
ritiene di aver bisogno”. “Chi sono, allora, o Diotima - io dissi - , coloro
che filosofano, se non lo sono i sapienti e neppure gli ignoranti?”. “E’ orami
chiaro – rispose – anche ad un bambino che sono quelli che stanno nel mezzo fra
gli uni e gli altri, e uno di questi è appunto Eros. Infatti, la sapienza è una
delle cose più belle, ed Eros è amore per il bello. Perciò è necessario che
Eros sia filosofi, e, in quanto filosofo, che sia intermedio fra il sapiente e
l’ignorante. E a causa di questo è la sua nascita: infatti, ha il padre
sapiente pieno di risorse, e la madre non sapiente priva di risorse. La natura
del demone, caro Socrate, è dunque questa. Per quello che tu credevi che fosse
Eros, non ti devi stupire. Infatti credevi, come mi sembra dalle cose che tu
dici, che Eros fosse l’amato e non l’amante. Ed è per questo, credo, che Eros
ti pareva tutto bello. Infatti, ciò che è amato è ciò che nel suo essere è
bello, delicato, perfetto e beatissimo. Invece l’amante ha tutt’altra forma,
quella appunto che ho spiegato”.