La cultura del relativismo e la libertà dell'impotenza.

 

I titoli corrispondono a quelli dei paragrafi del libro. Sono stati effettuati alcuni tagli ed eliminate le note.

Il terreno preparato da questa cultura soggettivistica dalle antiche radici diventa, nell'età della tecnica, l'unico terreno che l'individuo può abitare perché, essendo i rapporti intersoggettivi regolati dai ruoli e dalle rispettive funzioni, al singolo individuo non resta che rifugiarsi, come dice Tocqueville, nella "solitudine del suo cuore” a cui peraltro sono stati sottratti quegli orizzonti di senso, e con essi le condizioni di rilevanza esterni all'Io, senza i quali la libertà personale è ridotta all'irrilevanza di chi, senza ragione, privilegia uno stile di vita piuttosto che un altro.

  Non c'è infatti ragione sufficiente in grado di imporre il rispetto alla posizione di chi dicesse di "sentire" nel suo profondo che le cose stanno così, perché, al di fuori di orizzonti di intelligibilità, qualunque essi siano, entro i quali le cose assumono un significato per tutti, la semplice sensazione del singolo, per quanto intima e profonda, non può determinare ciò che è importante.

  La cultura del relativismo, generata dalla cultura del narcisismo, può a questo punto ammantarsi di tolleranza, ma, sotto questa parola, ciò che passa è in realtà la cultura dell'irrilevanza della scelta, se non addirittura quella dell'impotenza. Se infatti nel mondo i rapporti sono regolati esclusivamente dai ruoli e dalle funzioni previste dall'apparato tecnico alla libertà personale sono sottratte le condizioni del suo esercizio, perché la libertà di un Io senza mondo o inincidente nel mondo è la libertà dell'impotenza.  

Esempi di domande per stimolare la discussione in classe

Perché la libertà personale, nonostante appaia sempre più ampia, è invece sempre più irrilevante?

A quali esiti conduce la tolleranza espressa dall'attuale cultura del relativismo?

 

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