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T6 H. MARCUSE: PERCHÉ LO STATO DI HEGEL NON E' PARAGONABILE ALLO STATO FASCISTA

 

Contestando l'immagine largamente diffusa di un Hegel profeta del totalitarismo, H. Marcuse (Berlino 1898 - Starnberg 1979) ritiene che proprio in virtù della distinzione tra società civile e stato e della salvaguardia dei diritti, lo stato hegeliano non possa assolutamente essere interpretato come stato totalitario. Non per questo, però, vengono taciuti i limiti della filosofia politica di Hegel.

 

L'idea hegeliana di stato sorge da una filosofia in cui la concezione liberale dello stato e della società è quasi completamente tramontata.

Abbiamo visto che l'analisi fatta da Hegel lo condusse a negare ogni armonia "naturale" tra l'interesse particolare e l'interesse generale, tra la società civile e lo stato. L'idea liberale dello stato veniva così demolita.

Affinché lo schema dell'ordine sociale costituito non venga infranto l'interesse comune deve dipendere da un'istituzione autonoma e l'autorità dello stato deve essere posta al di sopra del campo di battaglia tra gruppi sociali in concorrenza. Lo stato "deificato" di Hegel non può in nessun modo essere messo a confronto con quello fascista. Quest'ultimo, infatti, rappresenta proprio quel livello dello sviluppo sociale che lo stato di Hegel doveva evitare, cioè il dominio diretto e totalitario sull'insieme da parte di interessi particolari.

In un regime fascista la società civile domina lo stato, mentre lo stato di Hegel domina la società civile. E in nome di chi e che cosa esso domina tale società?

Secondo Hegel, in nome del libero individuo e del suo vero interesse. "L'essenza dello stato moderno consiste nell'unione dell'universale con la completa libertà del particolare e con il benessere degli individui".

La principale differenza tra il mondo antico e il mondo moderno sta nel fatto che in quest'ultimo i grandi problemi della vita umana devono essere decisi non da qualche autorità superiore, ma dalla libera volontà dell'uomo. "Questa volontà¼deve avere la sua nicchia particolare nella grande costruzione dello stato".

Il principio fondamentale di questo stato consiste nel pieno sviluppo dell'individuo. La sua costituzione e tutte le sue istituzioni politiche devono esprimere "la conoscenza e la volontà degli individui".A questo punto, tuttavia, la contraddizione storica immanente alla filosofia politica di Hegel ne determina il fato. L'individuo che riconosce e desidera il suo vero interesse nell'interesse comune semplicemente non esiste.

(da Ragione e rivoluzione, Il Mulino, Bologna 19684, 244-245).