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Comunicazione Filosofica n. 7 - luglio 2000

Anna M. Bianchi

RECENSIONE

Enrico Berti - Armando Girotti, Filosofia, Brescia, La Scuola, 2000, pp. 222

Il volume Filosofia si inserisce nel dibattito sulle trasformazioni in atto nel sistema scolastico italiano, all’incrocio tra le proposte per la ridefinizione dei curricoli e la riflessione sull’identità e il ruolo degli insegnanti, fornendo un interessante contributo.

Secondo la struttura della Collana Professione Docente, il volume è articolato in quattro parti: autore delle sezioni “Nuclei essenziali” e “Metodi di ricerca” è Enrico Berti; autore delle sezioni “Progetti didattici” e “Itinerari Bibliografici per l’aggiornamento” è Armando Girotti.

La sezione “Nuclei essenziali” è destinata a indicare i contenuti disciplinari irrinunciabili per la formazione filosofica nella scuola secondaria. Punto di partenza per formulare l’ipotesi di un nuovo curricolo è il secondo documento di sintesi della Commissione tecnico-scientifica incaricata dal Ministro della Pubblica Istruzione di individuare “i contenuti essenziali per la formazione di base”. Il testo del documento - che colloca la filosofia tra i “contenuti essenziali”, pur precisando l’inopportunità di proporne lo studio a tutti i giovani “indiscriminatamente nella sua forma attuale di ricostruzione storica” - è interpretato dall’autore come proposta di una presenza diffusa dell’insegnamento filosofico nella nuova scuola secondaria. In questo quadro si collocano le indicazioni di contenuto sia per il biennio - o per l’anno - conclusivo dell’istruzione obbligatoria sia per il triennio successivo.

Per gli studenti del segmento terminale della scuola dell’obbligo viene ipotizzato un insegnamento incentrato su concetti e problemi: ampia è la proposta di temi, distinti in “questioni di senso e di valore” e “questioni di verità”, e numerosi sono i suggerimenti di percorsi di lettura dei testi filosofici.

Per gli studenti del triennio si ipotizzano, invece, due possibilità, riconducibili alle soluzioni delineate nel progetto di riforma della scuola secondaria elaborato dalla Commissione “Brocca”. Mentre negli indirizzi più “tradizionali” l’approccio storico allo studio della filosofia, pur in forma rinnovata, è proposto come ancora efficace, negli altri indirizzi l’autore ritiene opportuna l’introduzione di un insegnamento “per questioni”. E’ soprattutto questa seconda ipotesi a essere illustrata, sempre con il ricorso alla distinzione tra “questioni di verità” e “questioni di senso e di valore”, questa volta affrontate in ordine inverso per esigenze di carattere sistematico.

L’interessante proposta di un intero curricolo articolato “per questioni” è accompagnata da un’importante indicazione metodologica: la presentazione di temi e problemi filosofici agli studenti - secondo l’autore - deve essere sostenuta “da una rigorosa contestualizzazione storica, evitando sia assurdi anacronismi […] sia facili e antistoriche condanne” (p. 10). La contrapposizione tra il metodo “storico” e il metodo “problematico” - riemersa dopo la pubblicazione del documento della Commissione tecnico-scientifica, ma già superata dalla riflessione didattica - viene, quindi, opportunamente attenuata a favore di un insegnamento filosofico capace di conciliare i pregi dei due approcci, valorizzandone le potenzialità formative.

Ponendosi dal punto di vista del docente operante in una scuola già riformata secondo le indicazioni del documento sui “contenuti essenziali per la formazione di base”, l’autore non solleva, invece, un altro interrogativo rilevante per il futuro dell’insegnamento filosofico nella scuola italiana: l’interrogativo sulla reale possibilità di apprendimento della filosofia da parte degli studenti dei primi due anni della secondaria, anticipati dal riordino dei cicli all’età compresa tra i tredici e i quindici anni. Un’attenta valutazione dell’effettiva praticabilità di tale insegnamento sembra, invece, essenziale per evitare il pericolo di un impoverimento del valore formativo della filosofia, o a causa del mancato rispetto delle reali possibilità cognitive degli studenti o a causa di una rinuncia alla specificità della disciplina.

 Anche la seconda parte del volume, dedicata ai “Metodi di ricerca”, si rivela ricca di suggerimenti per l’insegnamento. Infatti, l’attenzione ai modi di procedere adottati dalla ricerca filosofica nel corso della sua storia - e giustificati all’interno della filosofia stessa - può costituire un ulteriore arricchimento dei percorsi di apprendimento proposti agli allievi, soprattutto in vista di una riflessione critica sulla filosofia come forma di sapere. Pertanto, la sintetica presentazione dei metodi geometrico, sperimentale, “scettico” o trascendentale, dialettico, fenomenologico, analitico-linguistico, ermeneutico, dialogico-comunicativo - portando il lettore ad attraversare la storia del pensiero in diverse direzioni, dagli autori che hanno proposto i metodi ricordati agli autori che li hanno ripresi come vie di ricerca praticabili - indica al docente altre possibili direzioni di approfondimento, in particolare per gli studenti del triennio terminale.

La terza sezione raccoglie spunti dalla riflessione sui “Nuclei essenziali” per tradurli in “Progetti didattici”. La tipologia dei lavori proposti e l’idea di collocarne la realizzazione nell’area di progetto suggeriscono l’esigenza di un più generale ripensamento dell’educazione scolastica, al di là del rinnovamento della didattica della filosofia. Infatti, l’area di progetto - destinata all’attuazione di un prodotto finito - è considerata dall’autore come un’occasione per un coordinamento tra le discipline e per un approccio attivo al sapere da parte degli studenti. E i quattro progetti proposti - l’allestimento di una mostra sul problema del bene e del male, la produzione di un ipertesto sulla questione del senso dell’esistenza umana, la costruzione di un diario-epistolario sul tema dell’amore, la realizzazione di una drammatizzazione sul concetto di libertà - richiedono certamente una notevole flessibilità nell’uso degli spazi e dei tempi del lavoro scolastico.

Interessante risulta, infine, anche la quarta parte del volume - “Itinerari bibliografici per l’aggiornamento” - che non si limita a indicare riviste e associazioni culturali attente ai problemi della didattica della filosofia e testi utili per la formazione e l’aggiornamento. Ricorda le fasi del dibattito sull’insegnamento della disciplina e si sofferma sul rinnovamento della manualistica, sui nuovi strumenti informatici, sui siti utili per un docente di filosofia. Sottolinea - con attenzione ai processi di trasformazione in corso - l’importanza delle “Scuole di specializzazione per l’insegnamento secondario” e, in particolare, dell’esperienza del tirocinio come occasione di crescita professionale sia per i futuri docenti sia per gli insegnanti in servizio.

Se, quindi, la ricchezza delle indicazioni offerte rende “Filosofia” uno strumento molto utile per gli insegnanti, d’altra parte, il volume si presenta anche come uno specchio della complessità della professionalità dei docenti e, nello specifico, degli insegnanti di filosofia.

Nel quadro delle attuali trasformazioni del sistema di istruzione, infatti, si impongono ai docenti compiti impegnativi, riferibili alle diverse parti del volume: la necessità di ripensare l’organizzazione e i confini della disciplina insegnata, in un contesto di rapida evoluzione dei saperi; la responsabilità di selezionare contenuti e costruire percorsi di studio significativi per la formazione filosofica degli alunni; la scelta delle vie per rispondere alle esigenze di allievi sempre più eterogenei, sia in termini di strumenti cognitivi sia in termini di motivazioni allo studio.

Compiti affrontabili solo grazie a un’elevata competenza didattica: competenza che - sembra oggi opportuno ricordarlo - non può non comprendere in sé un’adeguata competenza filosofica.