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Comunicazione Filosofica n. 14 gennaio 2005
Enzo RUFFALDI - Mario TROMBINO, L’officina del pensiero. Insegnare e apprendere filosofia, LED, Milano 2004
L’officina del
pensiero. Insegnare e apprendere filosofia si presenta ai suoi destinatari –
docenti e studenti delle scuole superiori e delle scuole di specializzazione per
l’insegnamento secondario – come un «manuale-laboratorio didattico». Questa
caratterizzazione risulta confermata dalla struttura dell’opera, costituita dal
manuale per insegnanti Filosofia in aula, contenente le basi teoriche del
percorso di apprendimento proposto nel volume Capire la filosofia e nel CD
L’officina del pensiero, esempio di didattica laboratoriale.
Significativa appare la coincidenza tra il titolo del CD e il titolo dell’intero
«manuale-laboratorio». Il CD, infatti, non solo costituisce lo strumento per una
traduzione operativa della riflessione didattica degli autori, ma anche la
chiave di lettura della metafora dell’«officina». Una metafora che – come
l’immagine del «laboratorio» – suggerisce il coinvolgimento degli allievi in un
apprendimento attivo e la finalizzazione dell’insegnamento alla formazione di
competenze. L’officina è, infatti, l’ambiente di lavoro per acquisire le
pratiche del filosofare e i contenuti del sapere filosofico; il prodotto di
questo lavoro sono gli strumenti logici, sviluppati per elaborare ragionamenti
corretti e argomentati.
A tale scopo il CD offre agli allievi diversi percorsi tematici (Antropologia,
Conoscenza, ...), proposti attraverso attività strutturate nella forma di
indagini filosofiche (L’etica antica e medioevale, Esiste Dio?, ...) e dialoghi
(La sostanza come fondamento della realtà, Le passioni e la ragione, ...). Le
questioni affrontate sono suddivise in rapporto alla scansione della storia
della filosofia in antica, moderna e contemporanea, segno dell’intenzione di
affiancare all’approccio problematico, nello studio della disciplina,
l’approccio storico. Centrale è, inoltre, nei percorsi la lettura di brani
tratti da testi filosofici, corredati da esercizi volti a formare abilità
logiche e competenze per l’analisi testuale. Alle «Attività» e agli «Esercizi»,
pensati per un apprendimento individualizzato, il CD unisce le «Proposte»,
elaborate in vista di un apprendimento collaborativo: infatti, mentre attività
ed esercizi sono gestiti completamente dal programma, che fornisce anche
supporti per organizzare lo studio e per svolgere ricerche (archivio, appunti,
dizionario, ...), le «Proposte» offrono indicazioni e materiali per realizzare
esperienze didattiche all’interno della classe o con classi di altri istituti.
A un apprendimento attivo appare finalizzato anche il volume Capire la
filosofia, rivolto agli studenti intenzionati a varcare la soglia tra la
riflessione prefilosofica e la ricerca filosofica: il testo, infatti, introduce
ai problemi affrontati dalla filosofia tramite una riflessione sull’esperienza,
per mettere così in rapporto le questioni filosofiche con la dimensione
esistenziale.
Infine, il volume Filosofia in aula non solo delinea il contesto teorico nel
quale inquadrare il percorso di apprendimento predisposto per gli alunni, ma
costituisce anche un utile strumento per la formazione degli insegnanti.
La prima parte del testo, Il laboratorio filosofico come modello metodologico e
didattico di Enzo Ruffaldi, muove dal rinnovamento dell’insegnamento della
filosofia verificatosi in Italia negli ultimi decenni, grazie all’impulso delle
sperimentazioni e della ricerca didattica: un rinnovamento incentrato sulla
lettura dei testi filosofici, assunti come fonte per la conoscenza del pensiero
e come laboratorio per l’acquisizione di concetti e abilità, sul ricorso a forme
differenziate di oralità e scrittura, su attività per la formazione delle
capacità di concettualizzare e di argomentare, sull’utilizzo degli strumenti
informatici.
Tali innovazioni – secondo l’autore – non sono riducibili a un semplice
mutamento di tecniche didattiche: se inserite in un progetto unitario,
costituiscono un modello di insegnamento alternativo all’impostazione
tradizionale, articolata nella successione di lezione, studio individuale,
interrogazione. Delineano, cioè, il modello del «laboratorio filosofico»,
costruito per formare le competenze e le abilità essenziali per ‘fare filosofia’.
L’adozione di un nuovo modello didattico – rileva Ruffaldi – comporta una
ridefinizione dei ruoli del docente e del discente, delle finalità e dei metodi
dell’insegnamento: una sottolineatura importante che, nel contesto della
formazione iniziale dei docenti, potrebbe essere utile approfondire.
La definizione di un modello di insegnamento implica, infatti, una riflessione
sui suoi presupposti teorici, nonché sulle contingenze storiche favorevoli alla
sua affermazione. Orientare gli studenti delle scuole di specializzazione
universitarie a individuare sia la concezione di filosofia sia le premesse
pedagogiche e psicologiche sottese al modello di insegnamento laboratoriale
significa abituarli a riflettere criticamente sulla propria azione docente. In
particolare, significa indirizzarli a valutare le conseguenze dell’adozione di
un modello didattico sulla formazione filosofica e sull’idea stessa di filosofia
trasmessa agli allievi.
Questo richiamo a valutare il «costo» di un’impostazione didattica è
esplicitamente presente in Fare lezione di filosofia di Mario Trombino,
contributo attento ai soggetti coinvolti nell’attività formativa. Un’attenzione
attestata non solo dalla sottolineatura delle responsabilità connesse con le
scelte operate dall’insegnante, ma anche dallo spazio riservato alla motivazione
degli alunni allo studio e dalle indicazioni per orientare i futuri docenti
nella preparazione delle lezioni e nell’organizzazione del lavoro in classe. In
questa prospettiva, anche la presentazione delle pratiche filosofiche –
problematizzare, analizzare, sintetizzare, immaginare, imitare, astrarre,
concettualizzare, narrare, esemplificare, argomentare, giudicare, dialogare,
meditare – costituisce un valido sostegno per «i primi passi nell’insegnamento»,
in vista della progettazione di percorsi di apprendimento e di una valutazione
delle attività didattiche realizzate.
In sintesi, l’opera L’officina del pensiero appare uno strumento realmente utile
sia per i docenti delle scuole superiori, sia per gli studenti delle scuole di
specializzazione universitaria. Ai primi offre non solo una pluralità di spunti
per rinnovare l’azione di insegnamento, ma anche l’opportunità di confrontarsi
con una proposta didattica organica, sperimentabile con gli alunni, e fonte di
interrogativi rilevanti: per esempio, interrogativi relativi alle modalità per
coniugare la moltiplicazione dei piani dell’azione formativa con lo sviluppo
della capacità degli alunni di riorganizzare unitariamente le proprie
conoscenze; oppure interrogativi relativi al rapporto da istituire con la
tradizione filosofica, concepibile sia come un repertorio utile per
l’impostazione e la soluzione di problemi, sia come un patrimonio culturale
essenziale per maturare una mentalità critica, attenta alla storicità delle
visioni del mondo e del sapere.
Agli studenti delle scuole di specializzazione universitaria L’officina del
pensiero non fornisce solo indicazioni per prepararsi all’insegnamento e per
ricostruire le linee di sviluppo della ricerca didattica degli ultimi decenni,
ma dà anche una conferma della validità del modello di professionalità loro
proposto: composta da professori di liceo, l’opera attesta, infatti, l’esistenza
effettiva di docenti esperti di ricerca didattica e testimonia l’arricchimento
costituito, per la scuola in trasformazione, dalla loro capacità di produzione
culturale: purtroppo, un arricchimento spesso non adeguatamente valorizzato.