Sesta fase
Quest’ultima fase di lavoro si prefigge di
problematizzare i paradigmi tradizionali, proporre un esempio di nuova lettura
di un “testo mitico”, offrire considerazioni conclusive circa il bisogno
formativo degli studenti.
6. 1. La problematizzazione dei tradizionali
paradigmi ermeneutici circa il mythos viene proposta attraverso la
lettura e il commento di brani tratti da M. Eliade e P Ricouer:
per Eliade si deve evidenziare come il mythos esprime
plasticamente e drammaticamente ciò che la metafisica e la teologia definiscono
dialetticamente. Il mythos quindi:
·
non è semplicemente
frutto di fantasia o sinonimo di favolistica, ma espressione intuitiva della
forma della realtà: il mythos non è una favola, ma un “simbolo in
azione”
·
ha per oggetto la
realtà e la storia profonda dell’uomo, verso la quale il nostro linguaggio
tende con un’approssimazione asintotica e mai pienamente adeguata
·
non è antireligioso, ma
esprime la realtà del divino a seconda dell’ambiente in cui viene utilizzato
·
non è anti-storico o
a-storico, ma una “forma sapienziale” di leggere la storia.
Il mythos, quindi, ha una intenzione
veritativa e la sua forma linguistica esprime e custodisce bene (e meglio) quel
sapere originario, e per questo fondante, circa l’uomo, il mondo e il divino.
Per Ricoeur si deve evidenziare:
·
la distinzione e la
congruenza tra simbolo e mito
·
il mythos come
portatore di una intenzione antropologica e teologica fondamentale
·
il compito e la chance
che la filosofia ha se inizia a pensare partendo dal mythos.
Del mythos, quindi, non bisogna darne una
lettura allegorizzante perché esso getta uno sguardo rivelatore e veritativo
sull’uomo e su Dio, proponendolo in forma narrativa.
6. 2. Grazie al contributo del docente di religione
si deve indicare la possibilità di una lettura nuova della racconto biblico di Genesi
1 – 11 puntualizzando che:
·
il genere letterario
cui appartiene il testo biblico in esame è quello della eziologia
metastorica, dove per eziologia si intenda la risalita verso
l’origine del tempo come rappresentazione simbolica della risalita verso il
fondamento dell’essere, e per metastorica si intenda che il racconto
eziologico ha il carattere del fondamento ovvero esprime una intenzione fondante
per ogni tempo storico
·
bisogna abbandonare
ogni tentativo di concordismo fondamentalista sia per confermare o confutare la
narrazione biblica con la preistoria o la spiegazione scientifica
·
il senso proposto dal
testo biblico ha una intenzione antropologica e teologica ossia asserisce il
vero circa l’uomo e Dio
6. 3. Le conclusioni dovranno svolgere i seguenti
punti:
·
il mythos non è
una forma comunicativa “inferiore” o di secondo ordine rispetto al logos,
ma un’ altra possibilità o via che l’uomo ha per asserire il vero: la via del logos
percorsa dalla tradizione occidentale è una e non l’unica via possibile alla
ricerca della verità
·
la presunta
“superiorità” greca, il salto qualitativo, non ha ragion d’essere
·
la convivenza in una
società multiculturale è possibile nel pieno rispetto e nella promozione delle
differenti identità culturali che non sono in competizione tra loro, ma
compagne di viaggio verso la verità intorno alla condizione umana e al divino.
Tempo previsto e modalità: due ore fra lezione
frontale e discussione in compresenza con il docente di storia e filosofia.