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Comunicazione Filosofica n. 10 - maggio 2002

L'eterotopia del surf, fra ilozoismo e logica proposizionale.

di C. Boracchi

 

Il cinema è portatore - proprio attraverso le sue modalità espressive - di visioni del mondo, di un conferimento di senso al mondo che rispecchiano non solo l'epoca in cui è prodotto - e talora del quale è prodotto: questo valga per il potenziale didattico del cinema nella storia, poiché i contenuti corrispondono alle epoche della scrittura e della regia e quindi il cinema è un prodotto storico, anche quando non parla di eventi storici - ma ancor più una riflessione interpretativa del  mondo e della vita. La filosofia, anche attraverso il cinema, diventa vita, si accosta alle esperienze dei ragazzi e produce senso critico. Ma forse, e la cosa è ancora più intrigante, crea interesse e motivazione allo studio. Almeno nell'esperienza fatta e di cui si rendi qui un essenziale resoconto.

L'analisi del film di John Milius, Un mercoledì da leoni (USA 1979), permette di affrontare un triplice ordine di problematiche teoretriche: in primo luogo, la sequenza finale, intitolata Big Wendsday, provoca una riflessione sulla pregnanza ontologica e simbolica dei quattro elementi naturali, riproponendo spunti per l'approccio al contributo filosofico degli ilozoisti; in seconda istanza, il linguaggio utilizzato dal regista esprime, anche nella dimensione del profilmico, un evidente intento di eroizzazione e mitizzazione del plot narrativo e dei protagonisti, mettendo in gioco il rapporto mito-logos; infine, ancora il modello di montaggio messo in atto porta ad una possibilità di interpretazione che riporta al quadrato proposizionale di matrice aristotelico-medioevale.

Il testo filmico può essere visionato nella sua interezza, ma, data la scansione registica in 'periodi' e stagioni che attraversano la vita dei protagonisti, è conveniente e di grande efficacia lavorare al découpage dell'ultima sequenza, come indicato. Questo può avvenire come premessa al discorso filosofico: proposto alla visione degli studenti prima dell'inserimento delle unità dedicate all'ilozoismo, permette un inciampo oltre che un approccio coinvolgente alla riflessione elaborata dalla scuola di Mileto; in caso contrario, ovvero visionato lo spezzone a seguito delle lezioni curricolari dedicati al tema in oggetto, esso diviene un perfetto ancoraggio a quanto già mediato didatticamente.

Il plot narrativo si sviluppa attorno a tre ragazzi californiani che condividono la passione per il surf  ma vedono le proprie strade dividersi nel tempo. Due di loro si sposano mentre uno di loro, Jack, viene mandato a combattere in Vietnam, non avendo voluto utilizzare stratagemmi per evitarlo come gli altri due amici. Dopo anni si incontrano di nuovo: siamo nel 1974, data storica per gli amanti del surf, poiché una mareggiata eccezionale batte le coste californiane divenendo occasione di un ritrovarsi - e ritrovare nelle sintonie amicali anche il tempo perduto - e di un'ultima, estrema  e simbolica sfida alla natura.

Se all'inizio il film presenta una nostalgica rievocazione degli anni Sessanta, in seguito diviene una profonda meditazione sull'amicizia, sull'adolescenza e sulla crescita. Il mito dell'individualismo e dell'uomo solo di fronte alla storia viene ben posto e il cinema diviene bigger than life, assurgendo alla forza e alla semplicità dei classici. Il regista ha rappresentato la visione americana della vita tipicamente degli anni Settanta.  La sua prospettiva politica è reazionaria e conservatrice, ma ha sempre saputo costruire personaggi e storie paradigmatiche che hanno delle caratteristiche costanti che denotano la 'cifra' del suo linguaggio filmico.

La narrazione, innanzitutto, che predilige i toni  'epici' e che tende ad eternizzare ed eroizzare anche figure apparentemente marginali (in pieno accordo con il mito americano del self made man, dell'uomo che definisce il destino attraverso le scelte individuali e coraggiose); un'altra costante sta nella tematizzazione delle stagioni della vita : il tempo è scandito nel suo passaggio da 'soglie' e iniziazioni, prove e trapassi anche dolorosi alle diverse età, con una grande attenzione per l'adolescenza (età della soglia, del border line, del 'non più' ma 'non ancora', per eccellenza).

Anche il montaggio tende sempre a dare rilievo all'azione e alla suspance, anche nel senso della dilatazione del tempo diegetico in un rapporto non reale con il tempo misurato, oltre che alla natura, protagonista essa stessa, autentico personaggio tragico.

L'analisi proposta all'interno del curricolo di terza liceo procede a partire dall'identificazione del genere di appartenenza del film: proprio la sequenza indicata favorisce la collocazione del film nel  genere western,  cosa che può essere poco immediata se non con un'attenzione al linguaggio utilizzato: infatti, il montaggio rigorosamente alternato mette in gioco diversi punti di osservazione costitutivi delle sequenze classiche dei duelli western. Le soggettive dei tre eroi - inquadrati in piano americano, altro segno linguistico del western - che guardano il mare marciando trionfalmente verso di esso per affrontarlo -  sono accostate alle soggettive degli spettatori - che osservano in distanza e costituiscono il 'pubblico'/testimone della sfida come nei migliori western - e a inquadrature di tipo naturalistico, del tutto improbabili - cioè il mare come non potrebbe essere visto né dai protagonisti né dai testimoni ma come documentato da un realismo atmosferico -, mentre le figure eroiche dei tre surfisti sono progressivamente avvicinate sino ai primissimi piani che si stagliano verso il cielo in quadri dal sotto in su in un crescente incontro di sguardi che cementano il tempo ritrovato.

Anche il codice sonoro alterna la marcia trionfale - gli eroi -  al rumore cupo del mare - la natura - al silenzio - la suspance della sfida - in un perfetto ancoraggio con le inquadrature, i campi - il paesaggio - e i piani  -  le figure umane - ; infine, altri elementi del profilmico contribuiscono alla rappresentazione, come la presenza simbolica di una soglia da varcare per accedere alla spiaggia e di  una scala da scendere e risalire - passaggio delle stagioni della vita, chiusura con l'età giovanile ma anche segno dell'impresa epica che eternizza - e quindi rende sempre giovani nella memoria dei posteri.

Questi ultimi segni sorreggono una lettura topica del tempo diegetico - la natura che eroizza - ma anche eterotopico  - la natura come dato, esteriore alla coscienza e al vissuto del tempo della memoria - . Ma l'aspetto più interessante è legato alla presentazione di un tempo disforico di contro alla isotopia del surf descritta dal regista in una visione euforica del tempo. I ragazzi si ritrovano dopo anni: sono invecchiati, alcuni hanno avuto sfortuna negli affetti o negli affari, e il peso del tempo grava attraverso il negativo delle loro esperienze. Uno di loro è morto, rammentando a tutti gli altri che la vita è un percorso verso la morte (tempo disforico).

Ma accanto a questo, il duello con il mare sembra potere esorcizzare la morte non tanto con la vita ma con la non morte: alla isotopia della vita/morte il mare e il surf contrappongono l'isotopia non vita/non morte: la vita - casa, terra - convive con il suo contrario - la morte, ovvero i segni profilmici del fuoco, del sole, del Vietnam - ma è contraddetta dalla non vita - l'acqua del mare, segno della sospensione del tempo mortale nella vita eterna del gesto eroico - così come il fuoco mortale lo è dalla non morte - il vento, altro segno del profilmico, che sottolinea il senso del 'rimanere sulla cresta dell'onda' - . Su questo punto potrebbe essere efficace rimandi ad altri testi filmici, come Point Break[1], film d'azione che ripropone il binomio giovinezza-invulnerabilità/surf-essere sulla cresta dell'onda, oppure rimandi letterari a J.L.Borges.

Queste osservazioni offrono l'occasione di mediare in termini di 'contenuto' il quadrato proposizionale : A (vita), E (morte), I (non morte), O (non vita), proposto agli studenti attraverso il linguaggio filmico ma con dietro un'evidente intento teoretico. Facile, a questo punto, recuperare i rapporti fra contrari (vita/morte): mai entrambi veri, possono essere entrambi falsi a fronte della verità delle subcontrarie (non vita e non morte); inoltre, la contradditorietà estrema è data dal confronto fra  nel loro reciproco escludersi di vita e non morte, come pure di morte e non vita (ritorno al tempo disforico ed euforico). La vita si invera nella non morte (subcontrarie), come pure la morte nella non vita: un messaggio di contenuto che, attraverso le immagini nel loro codice linguistico, trasmette una forma logica del pensare.


[1] Point Break, regia di K. Bigelow, con K Reeves e P. Swayze, Usa 1991.