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Comunicazione Filosofica n. 6 - novembre 1999

 

Mario De Pasquale (Coordinatore Commissione Didattica Nazionale Sfi - Coordinatore dei lavori dei 2 Dipartimenti)

Organizzare la ricerca e la comunicazione nella ricerca: andare insieme su i sentieri futuri

Noi docenti di filosofia dobbiamo garantire la nostra partecipazione responsabile ai processi di trasformazione della comunicazione nell’insegnamento della filosofia nella scuola e nella società di massa, contribuendo con le nostre proposte e le nostre ricerche a individuare correttamente i problemi e a proporre adeguate soluzioni, in continuo confronto e dialogo con le istituzioni e con i soggetti coinvolti.

Oggi esiste una situazione di frammentarietà, di produttiva e di creativa anarchia. Non si tratta di mettere in atto operazioni superate di centralismo democratico nella galassia della ricerca e dell’innovazione esistente nel nostro paese in didattica della filosofia, che del resto è impossibile e inconcepibile. Ma si può tentare di costituire occasioni di coordinamento e comunicazione nella ricerca. Dobbiamo almeno tentare di migliorare la comunicazione e il confronto. Dobbiamo tentare di creare occasioni di ricerca in comune, di lavoro cooperativo, di conoscenza e di confronto.

Del resto creare strutture e occasioni di ricerca e di comunicazione può consentire ai ricercatori interessati di portare contributi significativi, di intervenire, di partecipare, di "mettersi in rete", di imparare, conoscere, scambiare, rendere partecipi gli altri di quello che si sta facendo. Si tratta di consolidare e di rafforzare questi rapporti, di allargare la rete della comunicazione nella ricerca anche con i nostri colleghi di altri paesi europei, potenziando a tal fine la collaborazione tra scuola secondaria e università.

È necessario organizzare lo sforzo di ricerca, di studio, di elaborazione di proposte in tempi adeguati alla rapidità dei processi di cambiamento, organizzare le risorse umane e strutturali esistenti; cerchiamo di utilizzare le agenzie, le strutture organizzate che già esistono per promuovere l’aggregazione e la comunicazione nella ricerca. Non dimentichiamo che accanto alle Riviste come "Comunicazione", il Bollettino Sfi, Insegnare Filosofia, ecc., esistono le sedi Sfi decentrate in tutte le province d’Italia, le sedi dei Corsi Biennali di specializzazione dei docenti di filosofia che stanno nascendo in tuta l’Italia, centri di ricerca dentro le Università (sta nascendo, tra l’altro, un Centro Interuniversitario di ricerca sull’Insegnamento della filosofia che vede riunite le Università di Bari e di Padova). È giunto il momento di tentare un coordinamento tra tutte queste realtà, una rete dinamica e aperta di comunicazione.

Le Scuole Biennali di Specializzazione presso le Università costituiscono storicamente i primi tentativi del sistema nazionale di Istruzione di offrire una formazione iniziale dei docenti di filosofia adeguata culturalmente e professionalmente ai bisogni formativi delle generazioni del nostro tempo. È una grande sfida per la scuola del ‘2000. I modelli di formazione e i curricoli sono stati preparati o sono in corso di elaborazione. Credo che si definiranno al meglio negli anni anche sulla base delle esperienze dei primi anni. Esistono esperienze già accumulate in altri paesi europei , che dovrebbero offrire suggerimenti preziosi alle nostre università riguardo alle forme percorsi formativi, alla struttura degli insegnamenti , alle forme di organizzazione dei laboratori e ai modelli di funzionamento dei tirocini pratici. Non sappiamo sino a che punto le università realizzeranno veramente, come suggerisce lo spirito della legge che ha istituito le Scuole di specializzazione, forme di comunicazione biunivoca tra università e scuola, tra ricerca, formazione e prassi educativa; sino a che punto si ricorderanno che la scuola è non solo luogo di applicazione di modelli educativi elaborati altrove, ma essa stessa ormai fonte di conoscenza e luogo di produzione di sapere sulla professionalità docente.

È questo il motivo per cui la Comissione Didattica Nazionale della Sfi ha deciso di orientare i lavori di un dipartimento di ricerca sulla formazione iniziale degli insegnanti di filosofia. Si spera che la ricerca e l’esperienza che viene dalla scuola militante comunichi con la ricerca e la formazione che si realizza nell’università.

La Commissione Didattica Nazionale della Sfi, ha deciso di costituire Dipartimenti aperti alla partecipazione di agenzie e soggetti che si occupano di didattica della filosofia o di ricerca di base. Questi dipartimenti dovrebbero assolvere ad una funzione di coordinamento e di aggregazione. Ne sono stati varati due per il momento sui seguenti argomenti:

1) Modelli e tecniche del pensiero, della comunicazione e del linguaggio filosofici

2) La formazione iniziale e in servizio dei docenti di filosofia

  • Il primo Dipartimento ha come responsabile il prof. Fulvio .C. Manara
  • Il secondo Dipartimento ha come responsabile il prof. Armando Girotti

Il coordinatore della Commissione Didattica Nazionale della Sfi, ovvero il sottoscritto, Mario De Pasquale, cercherà di tenere le fila dei lavori dei dipartimenti. In questo numero della rivista sinteticamente sono presentate le bozze dei programmi di ricerca. Chiunque sarà interessato potrà partecipare ai lavori e potrà inserirsi in una rete di ricercatori all’opera. Invito i colleghi interessati ad uscire dall’anonimato e a partecipare attivamente alla ricerca. In seguito i coordinatori organizzeranno gradualmente la rete della comunicazione. Cercheremo di definire, se riusciremo a reperire le risorse necessarie, anche dei momenti di incontro, in cui i soggetti della ricerca saranno coinvolti in attività di seminario, di laboratorio, di monitoraggio.

In questo momento siamo animati da desiderio di comunicazione e di ricerca; speriamo che il progetto di coordinarci nella ricerca riesca a decollare. Andiamo all’avventura e vedremo!


1) F.Cesare MANARA (Direttore Dipartimento)

Bozza di Programma di ricerca per il Dipartimento della Commissione Didattica SFI

"Modelli e tecniche del pensiero, della comunicazione e del linguaggio filosofici"

Il presente programma di ricerca si inserisce all’interno di un progetto più ampio relativo all’indagine sulla filosofia come "prodotto tecnologico" e sull’interazione tra tecnologie "interiorizzate" e processi mentali esercitati nella ricerca, nell’espressione e nella comunicazione filosofica.

Qui di seguito indichiamo una organica proposta in merito alla topica della ricerca: ovviamente il progetto si dovrà articolare sulla base di una opportuna "problematizzazione". Riteniamo però che tale fase più propriamente critica della ricerca debba essere subordinata ad una attenta ricognizione ed uno studio approfondito dello status quo della produzione in merito a livello internazionale. Questa appunto dovrebbe essere la prima fase della ricerca. È in corso da parte dell’autore di questa bozza una ricerca bibliografica volta ad identificare i testi di base per lo studio.

  1. L’oralità nella pratica filosofica e nella didattica
    1. La filosofia dell’ascolto
    2. L’interrogazione radicale (la filosofia per dilemmi e le "domande legittime")
    3. La pratica dialogica e le relazioni fra dialogo e pensiero filosofico. La conversazione e la discussione filosofica. Il dialogo socratico (è possibile insegnare socraticamente?).
  2. Indagini di natura storica sulle trasformazioni noetiche e cognitive intervenute nel corso della storia della filosofia per l’utilizzo di nuovi e diverse tecnologie della parola e della comunicazione, con particolare riguardo al trascendimento intervenuto nel momento dell’introduzione della stampa. La scrittura come esercizio nella didattica filosofica.
  3. Le nuove tecnologie della comunicazione e il loro utilizzo nella pratica filosofica, con particolare riferimento all’insegnamento della filosofia. Come cambiano gli assetti cognitivi e noetici in seguito all’ "immersione" nelle nuove tecnologie?
    1. Razionalità filosofica e pensiero per immagini
    2. Ipertesti e pensiero associativo
    3. Modelli di didattica a distanza e di comunità di apprendimento cooperativo in ambiente telematico.
  4. Altri esercizi e pratiche filosofiche.

2) Armando GIROTTI (Direttore Dipartimento)

Bozza di programma di ricerca per il Dipartimento su la formazione iniziale e in servizio dei docenti di filosofia

Se si vuole che si parli di sapere riflesso, o meglio di filosoficità dell’insegnamento della filosofia, invece di sapere contenutistico, allora è utile pensare ad un piano che preveda un’attività su tre filoni:

  1. aggiornamento contenutistico;
  2. aggiornamento metodologico-didattico;
  3. autoaggiornamento.

Per quanto riguarda il primo punto l’apporto dei docenti universitari è fondamentale perché attraverso i loro studi si possono conoscere i risultati delle ultime ricerche in tema di filosofi e di scuole filosofiche, nonché di correnti. Sarà il loro apporto a far superare il vecchio nozionismo manualistico se all’enciclopedismo banalizzante sapranno presentare soluzioni più problematizzanti la realtà filosofica; essa non si ferma ad un sapere conchiuso all’interno del sistema del filosofo, ma si deve allargare in termini di vita vissuta per cui quei problemi mossi dai filosofi devono, nella scuola, essere rivisitati in termini di problematicità attuale. Nella scuola c’è bisogno di un rivolgimento di mentalità: dal sapere come ripetizione ad un sapere che possa incidere nelle scelte dei giovani, cioè ad un sapere valido per la vita. I docenti universitari potrebbero essere la punta di diamante di questo mutamento di visione se con le loro ricerche sapranno mostrare ai docenti in servizio quali sono le problematiche salienti su cui fermare l’attenzione. L’interazione tra Università e scuola superiore deve avvenire anche su questo punto, coinvolgendo gli accademici su un lavoro rivolto al piano educativo.

Per quanto riguarda il secondo punto è basilare l’apporto dei docenti della secondaria più coinvolti nella ricerca metodologico-disciplinare. Molti, infatti sono ancora i docenti che non utilizzano il testo filosofico forse perché non sanno come trattarlo, nonostante le buone antologie commentate in circolazione. Io punterei su un aggiornamento dei docenti in servizio che facesse emergere proprio la centralità del testo, il suo uso, le esercitazioni su quello, ecc… La filosofia ha un valore fondativo se il suo insegnamento, attraverso i testi, fa emergere le problematiche mosse e che possono anche confluire nel mondo dei giovani, senza restare relegate al mondo della storia passata. Occorre che quei testi contestualizzino la persona nella società facendo emergere come i filosofi si siano sempre impegnati a dibattere quei problemi che loro sentivano pregnanti; questo fatto dovrebbe aprire la mente degli studenti al dibattito problematico nel quale il senso di appartenenza ad un mondo di soggetti che operano nella collettività sia il termine entro il quale inserire i temi salienti (io-storia, io-altri, io-esistenza). Non si tratta, quindi solo di un impianto filologico o di una conoscenza linguistica, ma di una contestualizzazione delle risposte ai problemi che sono quasi sempre gli stessi ieri e oggi; tutti apparteniamo alla stessa tradizione filosofica.

Per quanto attiene al terzo punto, occorre che nelle scuole ci sia un docente che si faccia promotore di iniziative finalizzate alla discussione e alla ricerca metodologico-disciplinare. In questo caso utilissime diventano le riviste specifiche come ad esempio, oltre alla sezione didattica del "Bollettino della SFI", anche "Insegnare filosofia" edita da Colonna, oppure gli articoli che vengono pubblicati nella sezione didattica di "Paradigmi", ecc… Ma potrebbero essere utili gli incontri, anche pochi, con i più affermati colleghi della superiore invitati a dare dimostrazione di come fare filosofia attiva nella scuola per permettere poi, a coloro che non se la sentono di iniziare da soli, di proseguire sulla strada abbozzata.